di Marco Benedetto
Jus Soli, la polemica torna a imperversare. E naturalmente hanno torto tutti. Chi non vuole lo Jus Soli e anche chi lo vuole estendere anche a chi in Italia non è nato.
Ne scrissi quasi due anni fa e mi rendo conto che nulla è cambiato, anzi le posizioni si sono radicalizzate.
Lo ius soli, scrissi e confermo è una cosa giusta, e rimane cosa giusta anche se lo stesso Governo che lo caldeggiava lo ritirò.
Paolo Gentiloni, allora presidente del Consiglio, fece bene a ritirarlo. Lo fece per ragioni di calcolo elettorale, anche se purtroppo per il suo partito in politica le intenzioni di voto valgono come e più di un voto. Ma avrebbe comunque fatto bene a nemmeno presentare quel disegno di legge, perché la versione di jus soli portata avanti da Pd allora (e temo anche oggi), andava ben oltre i confini del buon senso che porta la maggioranza degli italiani di buona volontà a ritenerlo cosa degna e giusta.
Secondo la versione dello jus soli caldeggiata all’epoca dai suoi sostenitori, dovrebbero avere diritto alla cittadinanza automatica non solo quelli che sono nati in Italia, ma anche chi vi è entrato ancora minorenne. Visto quel che succede con i minorenni imbarcati sulle navi al centro della contesa degli ultimi mesi, minorenni tutti nati lo stesso giorno o quasi in base a auto certificazioni poco probabili anche agli occhi dei magistrati, un sistema del genere si risolverebbe in una grande presa in giro.
Nello ius soli dilatato non c’è solo il diritto per nascita. Altri casi controversi nella legge finita sul binario morto. Ecco alcuni esempi di come il troppo stroppia e il meglio è nemico del bene.a…
Chi, secondo il ddl 2092, avrebbe avuto diritto di diventare cittadino italiano?
1. Chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia titolare del diritto di soggiorno permanente ai sensi dell’articolo 14 del decreto legislativo 6 febbraio 2007, n. 30, o
sia in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo;
2. Il minore straniero nato in Italia o che vi ha fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età che, ai sensi della normativa vigente, ha frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno cinque anni, uno o più cicli presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale idonei al conseguimento di una qualifica professionale, acquista la cittadinanza italiana.
3. Lo straniero che ha fatto ingresso nel territorio nazionale prima del compimento della maggiore età, ivi legalmente residente da almeno sei anni, che ha frequentato regolarmente, ai sensi della normativa vigente, nel medesimo territorio, un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo
conclusivo, presso gli istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione, ovvero un percorso di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale con il conseguimento di una
qualifica professionale.
Più che la definizione di un diritto, era un manifesto propagandistico per incentivare gli arrivi. E il business delle accoglienze.
Gli italiani, anche la maggioranza di quelli di sinistra, hanno paura dello straniero. Ne hanno paura soprattutto gli strati sociali più deboli i cui diritti sembrano non entrare negli elenchi dei diritti che stanno a cuore alla sinistra da salotto.
Un lavoratore straniero è uno che accetta una paga inferiore, non discute (anche perché se discute il buon italiano magari l’ammazza), lavora lunghe ore senza protestare.
Gli ex elettori comunisti si sono rivolti alla Lega. Allora da sinistra si afffrettano a dire che sono fascisti. Ma lo avete scoperto ora che la base del fascismo fu anche proletaria?
E poi, con buona pace dei nostri migliori propositi, anche il colore della pelle ha un suo peso. Lo ius soli spaventa la gente nel clima che si è creato per la incapacità della nostra classe politica e amministrativa. Con un bel condimento di ipocrisia cattolica e comunista.
Su tutto poi incombe l’ombra del conflitto di interessi della Chiesa e del Pd con le sue cooperative, che della carità e dell’accoglienza hanno fatto un buon affare.
Anche se il Papa in Vaticano i poveracci non li prende, li lascia a dormire sotto i portici accanto a San Pietro (ma il colonnatono). Sa bene che ne se fa entrare uno, si forma la coda. Vorrebbe che lo facesse l’Italia. L’Italia come porta dell’Europa, come cancello del giardino del benessere.
Se guardo le foto dei migranti, i più sono giovani e forti. Ammantare di debolezza adolescenziale quei giovanottoni dall’aria più che sana e dallo sguardo duro e carico d’odio è un’altra delle ipocrisie che rendono meno credibile la sinistra.
Quei profughi, se profughi sono, cosa che nella maggior parte dei casi dubito, non sono più disperati dei tanti italiani che vanno fuori Italia a cercare fortuna. Va così da quando l’Italia è diventata Stato e anche da prima.
Ma non ci può essere dubbio che chi nasce in Italia è italiano, parla la nostra lingua, anche i nostri dialetti. Fa impressione a Milano un nero che parla con l’accento lombardo, o a Genova, o a Roma. Probabilmente ignorano la lingua del loro Paese di origine eppure non sono italiani.
Il caso del bus di scolari cui l’autista, italiano di origine senegalese, voleva dare fuoco, ha riportato alla attenzione di tutti la incongruenza.
Mi domando perché i sostenitori dello jus soli, modesti imitatori di propagandisti più astuti, parlano solo dei bambini “stranieri” e dimenticano l’eroismo degli italiani. Penso che sbagliano e finiscono per dare argomenti a chi è contro.
La pancia degli italiani non ce li vuole gli stranieri. Il popolo ha un sesto senso. Ma è ingiusto. La colpa però non è degli italiani, che sempre, nella storia, in pace come in guerra, si sono rivelati meglio dei loro governanti. La colpa, ancora una volta, è dei governanti, eletti o di mestiere, imbrigliati da calcoli di soldi o di voti.
I trafficanti, che sono criminali e quindi un po’ più furbi, hanno sommato l’imminenza dello ius soli con la incapacità italiana di fermare il flusso di clandestini e hanno aumentato le quote rosa, il numero di donne incinte che fanno il viaggio è cresciuto, tutte donne che sperano di dare ai loro figli un futuro migliore.
Finiamola con la ipocrisia dei poveri che fuggono dalle guerre. Sembra una litania, una formula rituale. Negli anni, di rifugiati in fuga da guerre e carestie ne abbiamo visto parecchi, in persona e in foto. Questi sono in prevalenza giovanotti robusti e ben nutriti, lo sguardo acceso e svelto. Sono persone che sognano di stare meglio, come lo sognavano i nostri che da tutte le regioni del Sud e del Nord sono emigrati in America negli ultimi 200 anni. È più che legittimo, ma ogni diritto trova un limite nei diritti altrui, ogni interesse, anche se legittimo, trova un limite negli interessi altrui.
E dalle guerre fuggono non solo i neri ma anche i bianchi dell’Est Europa. C’è una guerra in corso, nella Ucraina orientale, a due ore di aereo dall’Italia. Ci sono morti e feriti ogni giorno, anche se non fa notizia come Al Bano o Toto Cutugno.
Il flusso va controllato non con le avemarie dei preti o della Boldrini, ma con uno strumento legale che bilanci il loro giusto interesse a una vita migliore e i nostri interessi. I nostri interessi sono confliggenti: abbiamo bisogno di gente per far marciare la nostra economia, dobbiamo regolare il flusso di quella gente per non farci sommergere.
E per fornire alla criminalità manodopera fresca e disperata.
Come può reagire uno che si è venduto tutto per pagarsi il viaggio in Italia, dove, guardando i telegiornali, si reincarnato il Paese di Bengodi promesso a Pinocchio. E invece ne passa di tutti i colori e una volta arrivato viene preso a calci e sputi. Come può non odiarci.
Poi c’è l’irresponsabiltà di propagandisti e giornalisti, che drammatizzano ogni situazione, da una parte e dall’altra, per portare acqua al loro mulino. Se capitano casi come quello di Ousseynou Sy è impossibile stupirsi. Chi lo fa è ipocrita e incapace.
Si dovrebbero prendere decisioni con un po’ di sangue freddo e equilibrio. Invece siamo sopraffatti dalla illegalità e dalla ipocrisia. Non può che prevalere il calcolo elettorale.
La motivazione con cui Paolo Gentiloni a suo tempo bloccò la legge, al telefono con Renzi, è da 8 settembre. Almeno fu onesta.
L’ Italia non deve fare la faccia feroce, deve agire. Ha agito e i risultati si sono visti.
Per l’Italia, un futuro senza immigrati è un futuro di declino e miseria. Ma questo è un ragionamento frutto di un calcolo, non del buon cuore. E il buon cuore non è permesso, quando in ballo c’è il futuro dei vostri figli.
In Africa sono un miliardo e 200 milioni. Raddoppieranno in 30 anni. Anche se il Papa decidesse di ospitarli trasformando i suoi giardini in tendopoli, o la Boldrini rinunciasse ai suoi ricchi stipendio e pensioni, la povera Italia sarebbe travolta.