La guerra del futuro è sotto i nostri occhi nelle pianure dell’Ucraina orientale. La combattono droni e robot. L’istituto ISW (Institute for the Study of War) di Washington ci annuncia (traduco dal loro bollettino) che “le forze ucraine hanno condotto il loro primo attacco utilizzando esclusivamente veicoli terrestri senza pilota (UGV) e droni con visuale in prima persona (FPV), evidenziando gli sforzi in corso dell’Ucraina per sfruttare l’innovazione tecnologica nelle operazioni di terra.
“Le forze ucraine hanno condotto il loro primo attacco di terra utilizzando esclusivamente sistemi robotici anziché fanteria in una data non specificata vicino a Lyptsi (a nord della città di Kharkiv) e hanno distrutto con successo le posizioni russe durante l’attacco.
“Le forze ucraine hanno condotto l’attacco con decine di UGV equipaggiati con mitragliatrici e hanno anche utilizzato gli UGV per posizionare e sminare in posizioni non specificate nell’area.
“Gli ucraini hanno ripetutamente evidenziato gli sforzi dell’Ucraina per utilizzare innovazioni tecnologiche e capacità di attacco asimmetriche per compensare le limitazioni di manodopera dell’Ucraina in contrasto con la volontà della Russia di accettare tassi di vittime insostenibili per guadagni territoriali marginali.
“Le forze russe hanno recentemente schierato tali droni nell’Oblast di Kursk e in Ucraina”.
Sarà una guerra di doni e robot la prossima guerra mondiale: lo scenario da fantascienza è diventato realtà in Ucraina e anche a Gaza.
Dopo le carneficine remote e recenti siamo diventati refrattari alla morte. Oggi un morto fa strage e internet fa da cassa di risonanza planetaria.
Per migliaia di anni, 50.000 forse, gli uomini si sono combattuti all’arma bianca, non con spade lance archi frecce.
A seconda delle situazioni prevalevano la fanteria Roma, la cavalleria per i mongoli, gli arcieri divennero furono decisivi nella battaglia di Anzicourt fra inglesi e francesi nel ‘400. Le amazzoni si tagliavano un seno per tirare meglio con l’arco.
Le dimensioni degli eserciti non erano mai enormi. Talvolta si arrivava a 50 mila, 100 mila e anche sopra i 100.000 uomini. Senofonte si mise al servizio del re di Ersia con 10 mila mercenari greci.
Ma quando il persiano invase la Grecia con centinaia di migliaia di uomini, bastarono 300 spartani per fermarli alle Termopili.
Spesso alle battaglie si preferivano i grandi assedi, in questo i turchi ottomani furono maestri nell’Europa orientale.
Nelle battaglie di campo i più grandi generali dei secoli recenti furono italiani Eugenio di Savoia (mezzo italiano e mezzo francese) e Raimondo Montecuccoli, che però lavoravano non per l’Italia ma per l’imperatore.
L’esercito regolare piemontese e italiano non hanno mai brillato. Quella del Piave fu una vittoria di popolo non di gerarchie.
La nostra guerra di indipendenza che abbiamo studiato tutti a scuola è segnata da sconfitte (la brumal Novara) e ben poche vittorie. Per fortuna c’erano i francesi nel ‘59 e i prussiani nel ‘66.
Si celebrano l’eroica carica dei carabinieri a cavallo a Pastrengo e
Bezzecca, dove vinse Garibaldi, che i militari piemontesi volevano mandare a morire perché era anomalo e cripto comunista.
Poi viene la prima guerra mondiale e lì è stata una cosa radicalmente diversa da sempre. Per 3-4 anni con milioni di uomini schierati gli uni contro gli altri in trincea a scannarsi e a vivere in condizioni tremende, perché stavano in trincea con pidocchi cimici zecche e fame di tutto.
Mio padre combatte la prima guerra mondiale, per qualche anno fu un trincea.
Mi raccontava di un ufficiale italiano, un sardo, che attirava fuori della trincea un soldato austriaco affamato mettendo un pezzo di pane sulla punta della baionetta. Quando quello si sporgeva per raccattare la pagnotta, l’italiano lo freddava con un colpo di rivoltella.
Mio padre non amava la guerra e non voleva le armi, però era barbiere e fu impiegato come infermiere porta ferito. Rimase ferito durante un assalto: questi pazzi di generali facevano gli assalti con uomini contro fucili e cannoni e mitragliatrici, a morire così uno dopo l’altro.
Mio padre rimase ferita una gamba da Shrapnel, l’ultima medicazione la tiene per sé e poi fu portato all’ospedale.
La seconda Guerra mondiale ha avuto caratteristiche ancora diverse: si celebrano grandi battaglie epiche come Stalingrad e Leningrado
Anche in questo caso l’esercito italiano collezionò brutte figure (Grecia) riscattate dalla gloria di singoli episodi.
El Alamein quota 33 cantava il corriere dei piccoli negli anni 50, rievocando l’eroismo dei paracadutisti della Folgore che combattevano con le bottiglie molotov i carri armati inglesi.
Capite in che condizioni quei poveretti li hanno mandati a morire e voi ancora pensate che Mussolini era un grand’uomo, come si fa io non lo so.
Mi ha colpito di recente una pubblicità su Internet che adesso ad Alamein, che è in riva al mare ed è Egitto hanno fatto un grandissimo e bruttissimo resort.
Poi è venuta la risalita dell’Italia da parte degli anglo-Franco-americani e la l’attraversamento della Francia e della Germania sempre da parte degli alleati contro la Germania. Da est venivano i russi dopo avere sacrificato milioni di uomini e donne alla difesa della patria.
Le guerre più importanti del dopoguerra sono state quella in Corea negli anni ‘50, quella del Vietnam negli anni ‘60 e quella fra Iran e Irak negli ‘80. Milioni di morti in Corea e centinaia di migliaia in Medio Oriente non hanno avuto grande risonanza dalle nostre parti.
Effetti drammatici ha invece provocato la guerra terribile combattuta nella palude del Mekong con 49.000 americani morti.
Mi sono trovato a Hue, dove si svolse una terribile battaglia, vent’anni dopo e c’erano ancora i segni dei proiettili sui muri faceva impressione.
Ma non fu la violenza dei combattimenti a muovere l’Occidente bensì il fatto che per la prima e unica volta una guerra fu seguita in diretta da giornali e tv.
Aveva inizio l’era nuova della grande informazione di massa, sempre con meno filtri e intermediazioni.
Non voglio trascurare i milioni di morti in Cina fra guerra e Lunga Marcia.
Furono anni di violenza tremenda. Scolpiti nella storia sono i 300.000 morti cinesi di Nanchino, che non furono morti di guerra ma morti uccisi dai giapponesi per la loro crudeltà e spietatezza.
E veniamo ai giorni nostri. Forse, e sottolineo se, le cose sono un po’ cambiate anche se le notizie dai fronti ucraini, siriano e palestinese, intrise di un sostrato razzista, suggeriscono cautela nell’’ottimismo.
Sarà la reazione dei popoli a imporre il cambiamento.
Così che mi concedo di vedere lo scenario di un grande videogame. Solo che invece di giocarlo sullo schermo del vostro computer lo gioca un generale un po’ Stranamore che si mette con i suoi assistenti davanti a una parete di schermi. E tutti a guardare e poi spostare le leve e orientare i droni che vanno e colpiscono.