Migliora il rating del debito italiano: meno interessi, Giorgetti esulta, Meloni gode e si prepara per Trump (foto ANSA: Giancarlo Giorgetti) - Blitz quotidiano
La pressione fiscale in Italia ha superato il 50%. Ma il bilancio pubblico migliora e questo fa bene sperare.
Una volta, un prelievo del 30% voleva dire depressione e ribellioni. La storia è piena di precedenti. Ora subiamo senza banfare: o siamo talmente ricchi che lo sopportiamo senza grandi sforzi o siamo ormai talmente appecoronati che subiamo di tutto. Cent’anni fa, la tassa sul macinato o sul sale mandava in subbuglio l’Italia, nel XXI secolo ci martirizzano con IVA, IMU, TARI e quant’altre sigle possono inventarsi e gli italiani corrono a pagare.
Il risvolto positivo è che nei quattro trimestri del 2024, in termini di incidenza sul Pil, il saldo primario è positivo, pari allo 0,4% (-3,6% nello stesso periodo del 2023). Vuol dire che abbiamo fatto un passo fuori dalla palude dove l’Italia finì, negli anni ’70, per allontanare i fantasmi della guerra sociale alimentati dal terrorismo, con una redistribuzione del reddito, un reddito che peraltro non c’era. Da qui un crescente debito, meso sotto il tappeto per entrare nell’euro, ma riemerso con gli interessi quando gli americani hanno presentato il conto e i tedeschi hanno imposto le loro regole contabili. Giustamente Giorgetti reagisce male.
Nel quarto trimestre del 2024, scrive il giornale diretto da Pierluigi Matnaschi, la pressione fiscale è aumentata e si è attestata al 50,6% (+1,5 punti percentuali). Nello stesso periodo il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti in termini nominali dello 0,7%. L’Istat nell’ultimo report evidenzia anche che nel 2024, la pressione fiscale si è attestata al 42,6% del Pil, registrando un incremento di 1,2 punti percentuali rispetto ai 41,4 del 2023.
Nel quarto trimestre 2024 il reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici è diminuito così come, nello stesso arco temporale, il potere d’acquisto è sceso dello 0,6%, a fronte di un aumento del deflatore implicito dei consumi delle famiglie dello 0,5%.
La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici nel quarto trimestre 2024 è passata al 8,5% dal 9,1% nel terzo trimestre dell’anno. Tale flessione, si legge nella nota dell’istat, deriva da una crescita della spesa per consumi finali e dalla lieve flessione del reddito disponibile lordo (+0,7% e – 0,1% rispettivamente).
Il tasso di investimento delle famiglie consumatrici nel quarto trimestre del 2024 è diminuito di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente (8,9% da 9,0% nel terzo trimestre dell’anno), a fronte di una flessione degli investimenti fissi lordi dell’1,5% e della già segnalata flessione del reddito lordo disponibile.
Le entrate totali nel quarto trimestre 2024 sono aumentate del 3,4% e la loro incidenza sul Pil è stata del 55,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. L’Istat, sottolinea il dato positivo dell’incidenza delle entrate totali sul Pil del 47,1%, con un incremento di 0,4 punti percentuali.
Complessivamente, nei quattro trimestri del 2024, in termini di incidenza sul Pil, il saldo primario e il saldo corrente sono risultati positivi, pari rispettivamente allo 0,4% (-3,6% nello stesso periodo del 2023) e all’1,6% (0,8% nel 2023).