ROMA – “Denuncerò chi mi insulta su Facebook”. Il Presidente della Camera Laura Boldrini, in un lungo post su Facebook si sfoga e annuncia di voler denunciare tutti coloro che la insultano. Molti lo fanno pesantemente, superando i limiti della decenza.
Più che una mossa esasperata sembra una iniziativa politica. Laura Boldrini ha a sua disposizione un mezzo reggimento di poliziotti più una speciale squadra della Polizia postale. Può fare e fa quello che vuole. Nel dettaglio la Boldrini scrive: “Adesso basta. Il tenore di questi commenti ha superato il limite consentito. Ho deciso che d’ora in avanti farò valere i miei diritti nelle sedi opportune. Ho riflettuto a lungo se procedere o meno in questo senso, ma dopo quattro anni e mezzo di quotidiane sconcezze, minacce e messaggi violenti ho pensato che avevo il dovere di prendere questa decisione come donna, come madre e come rappresentante delle istituzioni”.
La decisione di passare alle vie legali da parte di Laura Boldrini un po’ disorienta. La Camera dispone di un corpo di polizia di 400 uomini, a capo del Dipartimento c’è stata negli ultimi anni una discreta alternanza di questori di Ps, c’è chi ha scritto, mai smentito, che i rapporti con la Boldrini non siano facili. Appena insediata presidente, Laura Boldrini fu vittima di un fake, non offensivo anche se un po’ grossier. Indusse un pm a firmare un ordine di sequestro per diffamazione, cosa che la Costituzione non prevede…
Ci si chiede: dove era Laura Boldrini quando la Camera dei Deputati che lei presiede ha approvato la legge delega che ha consentito al Governo di depenalizzare il reato di ingiuria, lasciando il carcere per i giornalisti? Si tratta, non cè dubbio, di commenti indegni e indecenti. Purtroppo rappresentano una faccia dell’ Italia che ha assunto proporzioni disgustanti. Chiunque esprima una opinione su internet vi è esposto, non solo la Boldrini la quale, rispetto a un giornalista comune o a un cittadino comune, ha il vantaggio di avere a disposizione un intero commissariato di polizia addetto a reprimere le offese contro di lei.
È la brutta faccia della democrazia. Va repressa, non c’è dubbio. Dalla mancata repressione di fenomeni del genere possono prendere spunto fenomeni di fascismo in chiave 21.mo secolo. La repressione però non deve essere affidata a corpi speciali di regolatori, a commissari del pensiero ma alla polizia e alla magistratura, cui spetta poi il delicato compito di definire il confine fra reato, ex reato e manifestazione del pensiero anche se in forme estreme.
Non serve dare la colpa a internet e ai social network. La volgarità e la sguaiataggine sono dentro di noi da che uomo è uomo e donna è donna. Ci eravamo illusi che i destini progressivi che ci hanno favorito nell’ultimo mezzo secolo avessero estirpato la mala pianta. Dobbiamo rassegnarci e reagire, come la stessa Boldrini afferma, educando i giovani. Ma attenzione, il delitto di lesa maestà pensiamo sia estinto con la Costituzione repubblicana. Badi la Boldrini a non invertire le parti e il ruolo della Istituzione, assumendo posizioni liberticide in materia di opinione e lassiste e corrosive dell’ordine costituito nel campo dell’ordine pubblico.
Nel post in cui annuncia la decisione di procedere legalmente la Boldrini pubblica anche alcuni dei commenti in oggetto. Il Presidente della Camera quindi scrive ancora sul suo profilo:
“Il calore e il sostegno che finora mi sono giunti da più parti, fuori e dentro la rete, mi hanno spinta a non temporeggiare oltre. Da oggi in poi quindi tutelerò la mia persona e il ruolo che ricopro ricorrendo, se necessario, alle vie legali. E lo farò anche per incoraggiare tutti coloro – specialmente le nostre ragazze e i nostri ragazzi – che subiscono insulti e aggressioni verbali a uscire dal silenzio e denunciare chi usa internet come strumento di prevaricazione. È ormai evidente che lasciar correre significhi autorizzare i vigliacchi a continuare con i loro metodi e non opporre alcuna resistenza alla deriva di volgarità e violenza”.
Ci si domanda, Ma cosa ha fatto finora?
Quindi la Boldrini ci tiene a precisare che
“educare le nuove generazioni a un uso responsabile e consapevole della rete sia una necessità impellente e su questo continuerò a impegnarmi. Nel frattempo, però, non possiamo stare a guardare. Soprassedere rischia di inviare un messaggio di sfiducia verso le istituzioni preposte a far rispettare le leggi e a garantire la sicurezza dei cittadini. Come posso chiedere ai nostri giovani di non soccombere e di denunciare i bulli del web se poi io stessa non lo faccio? Ai nostri figli dobbiamo dimostrare che in uno Stato di diritto chiunque venga aggredito può difendersi attraverso le leggi. E senza aggiungere odio all’odio, ne abbiamo già abbastanza”.