Laura Boldrini. Dura critica dal Messaggero: prima volta da giornale moderato

Laura Boldrini. Dura critica dal Messaggero: prima volta da  giornale moderato
Laura Boldrini in cattedralaura boldrini, poliitica

Un monito a Laura Boldrini, presidentessa della Camera, garbato, fin troppo equilibrato ma per questo anche più severo è elargito sul Messaggero da Stefano Cappellini, giovane capo redattore dello stesso Messaggero.

Sotto il titolo:

” Boldrini, il boomerang dell’anti-Palazzo”

Stefano Cappellini traccia una analisi dell’orbita, per ora non parabola, di Laura Boldrini,

“catapultata in pochi giorni – lo scorso marzo – da semplice neodeputata a presidente della Camera”.

Mentre quasi ogni giorno piovono attacchi a Laura Boldrini da testate della destra come Libero e il Giornale, questo del Messaggero è il primo attacco da un quotidiano moderato:

“Laura Boldrini ha scoperto velocemente quanto difficile sia gestire la pressione politica e mediatica per chi arriva a ricoprire la terza carica dello Stato.

[…]

“È stata oggetto di molti attacchi. Alcuni decisamente sguaiati e volgari. Altri più misurati, ma comunque ficcanti. L’ultimo fronte potrebbe aprirsi dopo la decisione, presa a maggioranza dall’ufficio di presidenza della Camera, di nominare il nuovo capo ufficio stampa di Montecitorio. Non per il nome prescelto, la stimata giornalista della Stampa Anna Masera, ma per il fatto che il nome del vincitore fosse stato annunciato con certezza da alcuni bene informati («Il nuovo capo ufficio stampa ha un nome e cognome», riferiva il 12 dicembre, dando conto delle voci e azzeccandoci, il sito di Prima comunicazione) prima della chiusura della selezione che ha coinvolto centinaia di aspiranti”.

Esattamente, ha scritto Blitzquotidiano,

“ben 700 curricula sono arrivati a destinazione. Di questi ne sono rimasti 400 e, dopo un’ulteriore selezione, in vista del traguardo sono arrivati in sette: Primo Di Nicola dell’Espresso, con pluridecennale esperienza parlamentare; Giovanni Tortorolo, capo del politico di TmNews, eTonino Satta, vice direttore di Mf Milano finanza, anche lui della stampa parlamentare. Nell’elenco ci sono anche Sergio Sergi, ex dell’Unità ed ex ufficio stampa del Pse, Manuela Falcone,caporedattore del Tg3 a Milano, e Marco Nebiolo,redattore di Narcomafie (anche loro senza alcuna esperienza parlamentare)”.

Insomma una beffa, una presa in giro vestita dalla ipocrisia di un concorso il cui esito era stato già stabilito.

C’è poi, ancora scottante,

“la vicenda del volo di Stato che ha portato Laura Boldrini in Sudafrica alla cerimonia per Mandela e sul quale è salito, oltre ai membri del suo staff, anche il suo fidanzato.

“La prima obiezione che il presidente della Camera ha avanzato alle critiche è stata economica: imbarcare il compagno, ha spiegato, «non ha comportato nessun costo».

“La seconda obiezione, invece, è stata ideologica: quella contro di lei sarebbe una «polemica sessista», che mai sarebbe stata armata contro un politico maschio. Ma è difficile non concordare con Vittorio Feltri che, rispondendo a una lettera in difesa di Laura Boldrini inviata al Giornale da Enrico Letta, ha ricordato come Clemente Mastella sia stato al centro di furibonde polemiche quando, da ministro della Giustizia, ebbe l’idea di farsi accompagnare dal figlio sull’aereo che lo portava in missione (una premiazione…) al Gran Premio di Formula uno di Monza.

“Da qualche tempo, complice la crisi, l’opinione pubblica scruta i comportamenti dei politici, e ancora di più quelli che, come Boldrini, si sono intestati pubblicamente la crociata della lotta agli sprechi. Le polemiche sulla cosiddetta «casta» sono spesso parossistiche, e talvolta sciocche prima ancora che demagogiche, ma la presidente della Camera non può non vedere che è l’opportunità della sua stessa trasferta in Sudafrica a essere discussa, dato che il Paese era già rappresentato dal primo ministro, e ciò che lei definisce ininfluente, la presenza di un accompagnatore, per molti è una aggravante.

“C’entra il sessismo? Non parrebbe proprio. Boldrini rischia di usare uno scudo foderato di politicamente corretto – l’evocazione di un tema reale e delicato, la discriminazione delle donne – per rimbalzare una polemica anziché fare i conti con un legittimo dissenso. Una tentazione alla quale aveva già ceduto quando il giorno dell’insediamento di Letta furono feriti i due carabinieri davanti Palazzo Chigi e il presidente della Camera commentò con una frase («La crisi trasforma le vittime in carnefici») che era doppiamente avventata, perché ingentiliva con un discutibile sociologismo un’azione il cui movente era, peraltro, tutt’altro che chiaro.

“Boldrini fu meno indulgente quando una sua denuncia mobilitò la polizia postale, che irruppe in casa di un uomo colpevole di aver messo on line una foto che la pretendeva ritratta senza veli (non era lei, ovviamente) e quando poco dopo chiese di legiferare per porre fine «all’anarchia del web», linea di condotta dura e in sé ineccepibile ma forse un po’ in distonia con altri proclami, dal momento che l’una e l’altra cosa – il fotomontatore e lo squadrismo on line – sono forse indice del disagio sociale diffuso ben più che lo sparatore di Palazzo Chigi.

“Boldrini proviene dalla società civile, ha un meritorio passato come alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati e un solido bagaglio di convinzioni politiche. Nessuno può e deve chiederle di rinunciarvi. Le si può invece consigliare di non trasformare le sue griglie ideologiche in un prontuario mediatico buono per tutte le occasioni, nel quale il dibattito sugli sprechi si annulla in quello sui generi, la lotta di classe si confonde con la cronaca nera e l’emancipazione della donna, magari, con i rallegramenti pubblici per la mancata messa in onda di Miss Italia.

” Boldrini proviene dalla società civile, ha un meritorio passato come alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati e un solido bagaglio di convinzioni politiche. Nessuno può e deve chiederle di rinunciarvi. Le si può invece consigliare di non trasformare le sue griglie ideologiche in un prontuario mediatico buono per tutte le occasioni, nel quale il dibattito sugli sprechi si annulla in quello sui generi, la lotta di classe si confonde con la cronaca nera e l’emancipazione della donna, magari, con i rallegramenti pubblici per la mancata messa in onda di Miss Italia”.

 

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