Lockdown ancora? Perché Speranza e De Micheli sono stati inerti in estate

Perché un nuovo lockdown? Proviamo a leggere le notizie oltre i veli dell’informazione più o meno orientata.

Lockdown, ancora. Di chi è la colpa. Troppo facile prendersela con Fontana, che almeno taceva. O con De Luca, inerte e protervo. Cosa avrebbe dovuto fare il Governo nei mesi di calma da pandemia coronavirus? Il Governo, i ministri, i burocrati, i funzionari, gli esperti?

Mettere tutti attorno a una serie di tavoli e imporre una serie di misure preventive, anticipando la nuova emergenza autunnale.

Per me ci sono due principali responsabili: il ministro della Salute Roberto Speranza, con tutta la sua corte di virologhi e professori e comitati assortiti. E in subordine il ministro dei trasporti, Paola De Micheli. Poi a cascata i vari presidenti di Regione, chi più chi meno. Ma tutti uniti da un fatto: la crisi del covid ha messo in evidenza la loro pochezza. Cosa abbastanza naturale, se vogliamo. Se è quasi impossibile trovare un buon primo ministro, capace di gestire il presente (come Gentiloni e Conte). Il che è già molto. Ma anche capace di perseguire una visione, figuriamoci moltiplicare la ricerca per 20.

Cosa doveva fare Speranza? Mettere assieme tutti i possibili decisori, ferie o non ferie, competenze o non competenze, tutti ma non troppi. E costringerli, giurando col sangue, a una serie di decisioni e azioni comuni. E la De Micheli doveva prevedere che la crisi su giocava sui trasporti. Inventare soluzioni, come quella di usare gli autobus turistici, fermi per mancanza di turisti, per integrare il parco mezzi delle municipalizzate, impastoiate da accordi sindacali neanderthaliani ma sempre efficaci.

Che serve il coprifuoco notturno se poi metropolitane e autobus pubblici sono stipati come scatole di sardine? Che differenza fa l’affollamento di un autobus fra il 100 e l’80 per cento? Siamo seri.

Grazie alla loro inettitudine o incapacità o inazione, oggi siamo di nuovo a parare di lockdown.

Chi vuole il lockdown? Il Pd, che rappresenta i ceti medi impiegatizi. Per loro c’è lo smartworking. Possono lavorare da casa. Se poi va male, c’è la cassa  integrazione. La ex classe lavoratrice è rappresentata dal M5s, dalla Lega e Fdi. Gli operai non si possono portare le macchine a casa. Baristi, camerieri, tutta la massa del terziario post moderno e delle partite Iva, o lavorano o per loro c’è la disoccupazione.

Landini che, qualunque sia la vostra posizione, è fra i più intelligenti di tutti, sta ben zitto, pensa al blocco dei licenziamenti. Ma sa che è una prospettiva di pochi mesi. I giovani, precari inclusi, vogliono uscire, e soprattutto hanno bisogno di lavorare.

I politici dicono di pensare ai giovani ma in realtà pensano ai voti. Allora i giornali strombazzano misure da operetta, come il coprifuoco dopo mezzanotte, quando in giro non ci sono nemmeno i gatti. O la chiusura di piscine (dipendenti pubblici) e palestre, anello debole della catena elettorale.

Conte è bravo nello slalom. È già qualcosa. Così fanno gli altri in Europa: Irlanda, Spagna. Gli inglesi cercano di imitare gli americani, ma sono europei e gli manca quella spietatezza. Fa eccezione solo la Svezia. Quello della Svezia è un confronto che fa riflettere. In Svezia sono stati accertati 5,918 morti da covid. La popolazione della Svezia è poco oltre  10 milioni di abitanti. In Italia siamo 60 milioni e abbiamo avuto 36.616 morti. Quindi Italia e Svezia hanno lo stesso rapporto morti/ popolazione. Ma il Pil Italiano nel 2020 è previsto in calo del 10,9%  mentre per quello svedese si prevede un calo del 4,6%. 

 

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