Marco Travaglio contro Giorgio Napolitano. Polemica vilipendio, dove il confine?

marco travaglio
Marco Travaglio contro Giorgio Napolitano

Marco Travaglio contro il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il giorno dopo la polemica con Beppe Grillo sul vilipendio. Scrive Marco Travaglio:

“Nella vertiginosa regressione lessicale che ci sta portando rapidamente verso l’obiettivo “neuroni zero”, mancavano giusto un sostantivo e un aggettivo: li ha pronunciati il presidente Napolitano in una di quelle esternazioni quirinalizie che non si sa bene come qualificare (interviste? moniti? spifferi? sedute spiritiche? Boh).

“Si tratta di alcune sue frasi pubblicate tra virgolette dal direttore del Messaggero, Virman Cusenza, che lo scortava sull’aereo presidenziale da Roma a Genova, dov’era atteso per i funerali delle vittime della strage al porto. In quella selva di ovvietà da Banal Grande che tanto eccita la stampa nazionale (“portare avanti la barca tra i marosi, dare fiducia al Paese”, Letta “non si lascia intimidire da polemiche né da incidenti di percorso”, “molto misurato”, anzi “attentissimo”, come del resto “Saccomanni”, al discrimine “tra il fare e il non abbandonare il rispetto degli impegni”, “siamo sul filo del rasoio con Bruxelles”), sono affogati il sostantivo e l’aggettivo della neolingua inciucista. Il sostantivo è “moderazione”: “serve moderazione nelle aspettative delle misure economiche”. Il che, tradotto in italiano, significa che il governo non farà un bel nulla, visto che non c’è un euro e i presunti alleati litigano su tutto.

“L’aggettivo è “impigliato” che, nel nuovo dizionario dei sinonimi, sta per imputato. Dare dell’imputato a Berlusconi pare brutto: vedi mai che si incazzi e rovesci il governo del nulla. E allora si dice “impigliato”: “Capisco chi si trova impigliato”.

“Dove?

“In processi e vicende giudiziarie di rilievo”, spiega il Cusenza!.

Al di là del merito della polemica, l’invettiva di Marco Travaglio si collega direttamente con il botta e risposta fra Beppe Grillo e Giorgio Napolitano sul tema del vilipendio.

Una volta era la sinistra a chiedere l’abolizione di un simile reato, oggi l’impressione che hanno i cittadini è che possono essere arrestati per vilipendio anche per un insulto a un vigile urbano.

Ci si domanda: ma quando accade che si cada

“in ingiuriose, grossolane falsificazioni dei fatti oltre la libertà di critica”?

Quando si muove la polizia per un fotomontaggio su internet, quando si sequestrano foto on line (ma cosa dice la Costituzione in materia di sequestri?) quando si perquisiscono i movimenti politici: non c’è da avere un po’ di paura?

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