Marco Travaglio, inquietanti prospettive dietro la domanda: perché i francesi sì e noi no?

Marco Travaglio, una inquietanti prospettive dietro la domanda: perché i francesi sì e noi no?
Marco Travaglio, inquietanti prospettive dietro la domanda: perché i francesi sì e noi no? (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Marco Travaglio dà voce a un dubbio che molti sentono. Perché gli insulti degli stranieri in genere e dei francesi in particolare all’Italia sono Vangelo per la gran parte dei giornali italiani e della sinistra, perché se gli italiani dicono la verità in faccia agli stranieri in genere e ai francesi in particolare c’è da avere paura, vedrai che ti convoca il preside e ti mette una brutta nota sul registro.

Scrive Travaglio:

Macron ha convocato l’ambasciatrice italiana per le “dichiarazioni ostili e immotivate” di Di Maio e Di Battista sul neocolonialismo francese. Che è un po’ come se il governo egiziano convocasse l’ambasciatore italiano per la nostra scarsa collaborazione sul delitto Regeni. Cioè: il governo francese nasconde da quarant’anni decine di terroristi, assassini e tagliagole italiani aiutandoli a sottrarsi alla nostra giustizia e spacciandoli per perseguitati politici; il governo francese manda la sua Gendarmerie a sconfinare oltre la frontiera italiana per riportare migliaia di migranti che non ha intenzione di accogliere e poi accusa l’Italia di non essere abbastanza accogliente; il presidente francese Emmanuel Macron paragona i vincitori delle elezioni italiane a “una lebbra che cresce un po’ ovunque in Europa” e dava dei “bugiardi” ai nostri governanti che parlano di crisi migratoria, mentre ordina migliaia di respingimenti di migranti a Ventimiglia e tiene ben chiusi i porti francesi; la ministra francese Nathalie Loiseau intima al nostro governo di “fare pulizia in casa propria”, mentre il commissario francese dell’Ue Moscovici chiama i nostri governanti “piccoli Mussolini”; il portavoce del partito di Macron definisce “vomitevole la linea del governo italiano sui migranti”; il governo francese, dopo aver destabilizzato la Libia con la guerra del 2011, continua a soffiare sul fuoco sostenendo il noto galantuomo Haftar; e ora chi convoca chi?”.

Sullo stesso quotidiano diretto da Marco Travaglio, Antonio Massari rivela lo stato di inazione in cui si è impantanato il piano di contrasto all’immigrazione clandestina. In Italia le sabbie mobili della burocrazia fermano ogni slancio, ecco perché siamo ridotti così. Pensate al nulla o quasi fatto per sbloccare i debiti della PA, sei anni dopo i trionfali annunci dello Sblocca Italia.

Cambiano i governi, ma l’impostazione è la stessa, ci raggirano con grandi annunci e promesse mai mantenute. E vedremo come andrà a finire il reddito di cittadinanza….ma questo è un altro film.

Travaglio ha ragione, non sempre. Infatti il suo Fatto continua a perdere copie, per l’eccessivo appiattimento sulle posizioni e gli interessi del Movimento 5 Stelle. Sembra la Repubblica di Scalfari e Mauro rispetto alle varie mutazioni del Pci. Travaglio però, almeno questa volta, ha ragione da vendere. 

Purtroppo sono poco credibili i due italiani che sostengono l’attacco alla Francia, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Le loro belle faccette meridionali potranno servire a prendere voti nella massa dei descamisados italiani, ma non appaiono molto credibili sul piano internazionale.

Poi c’è sempre quel sapore di iniziative eterodirette che un po’ ci fa rizzare il pelo. Non è il Manchurian Candidate, per carità, ma mezzo secolo di guerra fredda ci dovrebbe avere educato a chiederci sempre: cui prodest, chi ci guadagna? La domanda vale nei due sensi. Vale se uno si chiede: ma come fanno quei due giovanotti a saperne tanto sul commonwealth francese post coloniale. Non è farina del loro sacco. Vale anche se uno si chiede: perché la grande stampa italiana è così prona rispetto alla Francia? Fa ancora male ricordare, 8 anni dopo, lo schieramento italiano contro Gheddafi (sì, certo, Gheddafi non era in linea con gli standard estetici del birignao di sinistra…) che piegò anche la resistenza di Berlusconi e precipitò la Libia nel marasma che ora ci tocca un po’ tutti. Indignazione? Etica di sinistra? O subordinazione, magari inconscia, a qualcosa di più grande?

Dai tempi di Carlo Magno l’Italia è stata vista dai francesi come una appendice. Napoleone ne fece una colonia. In mezzo i vari re che ogni tanto venivano a metterci in riga. I francesi dominano nell’alimentare (Parmalat, grazie a Berlusconi), nell’energia (Edison, copyright a sinistra), nelle telecom (Tim, ma la partita sembra aperta), aspettano di incassare le penali del nucleare che non si farà.

Travaglio con quelle poche intense righe apre un piccolo squarcio. Se fate mente locale e ci pensate un attimo vi vengono i brividi.

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