ROMA – La povera Marianna Madia, dal 9 dicembre responsabile del Lavoro nella nuova segreteria del Pd di Matteo Renzi, è andata a parlare di Lavoro da Flavio Zanonato, che però è ministro dello Sviluppo Economico e alla giovane collega di partito ha indicato una finestra dall’altra parte di via Veneto: quella dell’ufficio di Enrico Giovannini, lui sì ministro del Lavoro.
Il cronista del Tempo riferisce che
“il candido pallore della Madia si è trasformato in un rossore mortificato”.
Povera Madia. Catapultata in politica nel 2008 col ruolo di figurina giovane nell’album elettorale di Walter Veltroni, è stata accusata di aver fatto della sua straordinaria inesperienza un valore aggiunto e, di recente, di aver cambiato troppe correnti nella sua pur breve storia politica.
Però bisogna capirla: in questi mesi l’ex sindaco di Padova Zanonato (quello del muro anti-spaccio) si è occupato tantissimo di Lavoro. Lo ha fatto, per carità, più nelle sortite pubbliche che nelle iniziative di governo. Ma in più di un’occasione, a sentirlo parlare, sembrava lui – e non Giovannini – il vero titolare del Welfare.
Possiamo comprendere quindi la confusione della frastornata Madia: Zanonato ci ha messo del suo nel disorientare la trentatreenne renziana, una vittima dell’attivismo mediatico al quale troppi ministri si abbandonano. Non è mica da questi particolari che si giudica un responsabile Lavoro: solidarietà alla compagna Madia.