I nomi dei sottosegretari del Governo Renzi rivelano una realtà molto diversa dall’immagine di “rottamatore” e innovatore che Matteo Renzi si è costruito a colpi di slogan, di “tweet” e di parole in libertà senza molto rispetto per la logica e il buon senso ma inseguendo la grande voglia della gente di essere presa in giro.
Due collaboratori dell’Espresso, Paolo Fantauzzi e Michele Sasso, si sono presi l’incombenza di studiare il “record” del secondo livello del Governo di Matteo Renzi, hanno publicato il risultato sul sito del settimanale e la conclusione è stata tragica:
“Quanti impresentabili nel sottogoverno di Matteo Renzi. Ex berlusconiani di ferro, inquisiti, incompetenti. Fra i 44 sottosegretari e i 9 vice-ministri spunta di tutto. Col rischio che, per accontentare partiti e correnti, l’esecutivo si dimostri una truppa allo sbaraglio”.
La maschera di Matteo Renzi come in un film di pananormale comincia a deformarsi e a mostrare il vero volto: sotto il lattice del rottamatore, compaiono i tratti della politica compromissioria e sporca all’italiana. E così, dopo
“quasi una settimana di veti incrociati, appetiti di correnti e partitini da accontentare, giri di telefonate, passi avanti e retromarce, concessioni e minacce, alla fine, seppure con molte più difficoltà del previsto, Matteo Renzi è riuscito a completare la squadra di governo con 9 viceministri e 44 sottosegretari . Fra conferme e facce nuove, però, il risultato sembra tutt’altro che esaltante. Con una composizione fatta di manuale Cencelli e bilancini che non esclude nemmeno inquisiti, ex berlusconiani di ferro e incompetenti. Alla faccia del rinnovamento”.
L’articolo è lungo e la sua lettura interessante quanto il suo effetto deprimente.
Basta citare il capitolo “Precarie infrastrutture”, non c’è bisogno di commenti:
“Nella squadra di Matteo Renzi non mancano gli inquisiti. Come la sottosegretaria alla Cultura Francesca Barracciu, indagata per peculato per l’utilizzo (ritenuto illecito dalla Procura di Cagliari) di 33 mila euro destinati al gruppo del Pd alla Regione Sardegna”.
Merita ricordare che per questa ragione Francesca Barracciu, che era stata designata dalle primarie del Pd a candidato presidente della Regione Sardegna, era stata costretta a ritirarsi. Non ci vuole Einstein per capire che la nomina a sottosegretario alla Cultura costituisce una specie di indennizzo di partito per Francesca Barracciu, a prescindere dalla sua competenza e anche dalla sua responsabilità penale. Risulterà, e come lei tanti altri, innocente di fronte alla legge ma non per chi paga tante tasse e vede che i fondi destinati alla politica sono utiulizzati da tutti i partiti come integrazione retributiva di chi fa politica a stipendi da pura demagogia.
La stessa accusa che la Procura della Republica di Cagliari ha mosso a Francesca Barracciu, scrivono Paolo Fantauzzi e Michele Sasso,
“interessa anche il sottosegretario alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro (Pd), indagato in Campania nell’ambito della cosiddetta inchiesta su “Rimborsopoli”, risalente a quando era capogruppo alla Regione. L’accusa di peculato riguarda 11.300 euro.
“Il vice ministro, il socialista Riccardo Nencini, nei mesi scorsi è invece stato condannato a restituire 456 mila euro al Parlamento europeo per dei rimborsi spese irregolari. A chiudere la triade c’è il senatore cosentino Antonio Gentile, coordinatore del Nuovo centrodestra in Calabria, il cui sistema di potere è al centro di un ampio e approfondito servizio sul numero dell’Espresso in edicola.
“Protagonista nei giorni scorsi di un caso di cronaca per il tentativo di evitare la pubblicazione di un articolo giornalistico relativo a una indagine nei confronti del figlio, Gentile era già stato sottosegretario all’Economia con Berlusconi. Adesso ha ottenuto le Infrastrutture, proprio come il fratello Giuseppe, assessore in Calabria della giunta guidata da Giuseppe Scopelliti e altro fedelissimo di Alfano”.
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