Musei e demagogia: supermanager stranieri ma senza personale

Musei e demagogia: supermanager stranieri ma senza personale
Musei e demagogia: supermanager stranieri ma senza personale

ROMA – Una rivoluzione culturale nella cultura? A parte cacofonie e terribili reminiscenze maoiste, l’insediamento dei super manager di cui molti stranieri (come stelle del calcio internazionale) nei musei italiani più importanti, diventati con un tratto di penna autonomi e sganciati dalle soprintendenze, è finora una rivoluzione di carta.

Utile al massimo per gli annunci del ministro Dario Franceschini almeno fino a quando alle nuove strutture museali non venga conferita la giusta denominazione giuridica, almeno fino a quando non vengano dotati di uno statuto proprio, di un bilancio, di una propria struttura gestionale.

E di risorse per rimpolpare gli organici, cioè soldi per il personale che, fra l’altro non sa tra chi scegliere, le vecchie soprintendenze o il nuovo, indefinito, virtuale finora, museo autonomo. Spiegava bene la differenza che c’è tra il dire e il fare Antonello Cherchi sul Sole 24 ore di qualche giorno fa.

Ma quella che sulla carta è innegabilmente una svolta, nella pratica dovrà farsi le ossa. Non basta aver nominato – per la prima volta con un bando internazionale, almeno nei venti istituti autonomi – i direttori. Ci sono da costituire i consigli di amministrazione (i primi Cda sono arrivati nei giorni scorsi ), bisogna scrivere i nuovi statuti, c’è da nominare il comitato scientifico, bisogna aspettare le risorse, valutare come spenderle, fare in modo che ne arrivino di fresche attraverso il mecenatismo e il crowdfunding.

Ma prima di tutto occorre contarsi e capire chi si è. I neo-direttori dovranno confrontarsi con questo problema non da poco: ancora non sanno quali persone li accompagneranno nella realizzazione della riforma. Succede, infatti, che essendosi tutti i musei slegati dalle soprintendenze, il personale amministrativo deve scegliere il da farsi: trasferirsi armi e bagagli nel museo o rimanere alla soprintendenza? (Antonello Cherchi, Il Sole 24 Ore).

 

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