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Naziskin a Como, Maroni spiazza Salvini: “Sbaglia la destra che non condanna”

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Naziskin, la “lezione” di Maroni a Salvini: “Sbaglia chi non condanna”

ROMA – Naziskin a Como, Maroni spiazza Salvini: “Sbaglia la destra che non condanna”. Pensa che il centrodestra abbia sottovalutato il blitz dei neofascisti a Como? “Certamente sì. Fatti come questi non sono atti di violenza, ma forse sono ancora più gravi”. Così il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, intervistato da Repubblica: “Perché questo virus può contagiare i giovani, che oggi sono perennemente in cerca di un centro di gravità permanente. Questo è un pericolo contro il quale non bisogna lasciare spazio a coperture politiche di nessun tipo”.

Forse la reazione di Maroni, contro le prodezze squadriste e soprattutto contro i minimizzatori del suo campo politico – è l’appello più convincente giunto dalla politica a non abbassare la guardia sui neofascismi di ritorno, più delle proteste stucchevolmente obbligate della sinistra, più dei richiami retorici. E rappresenta una lezione per i suoi colleghi di partito e alleati di centrodestra: Matteo Salvini, cui dovrebbero fischiare le orecchie, aveva prima detto che il problema non sono i naziskin ma Renzi, poi che i centri sociali menano invece di leggere volantini, quindi che la violenza va condannata da qualunque parte provenga…

Il piccolo Trump brianzolo vuol tenersi cari i suoi bravi suprematisti, gli strizza l’occhio perché, pur impresentabili, sono sempre iscritti alle liste elettorali. Gli altri cosiddetti big, da Berlusconi in giù, hanno pensato che tacere fosse anche sopire. Maroni, senza strepiti o comizi, ha offerto loro gratis un corso accelerato di politica, ha suonato la campanella che annuncia la fine della ricreazione demagogica.

Perché gli altri esponenti del centrodestra hanno avuto reazioni timide? “Per un calcolo forse elettoralistico – ritiene Maroni – che purtroppo, prevale sempre più spesso nel corso di una campagna elettorale. Dove le affermazioni prevalgono sui valori. Probabilmente si tratta di questo, ma, secondo me, è un calcolo sbagliato. Se queste persone venissero a dirmi: ci siamo e ci presentiamo in coalizione per sostenere la sua candidatura, io gli direi che non se ne parla. Anche se avessero tanti voti”. Non era poi così difficile da dire.

Piccola postilla. Colpito nel vivo, Salvini ha risposto immediatamente a Maroni, prima ribadendo che il problema in Italia non è il fascismo ma l’immigrazione, e invitando il presidente della Lombardia a limitarsi a fare il suo mestiere.

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