Oreste Liporace e Vittorio De Sica: quando i carabinieri disprezzavano i vigili

Oreste Liporace e Vittorio De Sica: quando i carabinieri disprezzavano i vigili
Oreste Liporace e Vittorio De Sica: quando i carabinieri disprezzavano i vigili

ROMA – Oreste Liporace, capo dei vigili di Roma designato dal sindaco Ignazio Marino, ha rinunciato all’incarico perché il suo rango di tenente colonnello dei carabinieri non è sufficiente per comandare “l’esercito” della polizia municipale di Roma Capitale.

Ma, come fa notare Francesco Merlo nel suo caustico pezzo anti-Marino su Repubblica di oggi 10 ottobre (“L’ultimo pasticcio del sindaco, pedalando sul curriculum”) in altri tempi per un carabiniere non sarebbe stato un onore cambiare divisa ed indossare quella del vigile, anche fosse quella del comandante dei vigili.

Merlo cita il film “Pane amore e gelosia“, in cui il carabiniere Vittorio De Sica non è certo orgoglioso di diventare vigile:

“Comunque è davvero bizzarro pensare a un carabiniere nella pelle di un vigile romano. E basta notare che nel cinema italiano, nonostante le barzellette, il carabiniere è stato reso famoso dall’eleganza di Vittorio De Sica mentre il vigile romano deve tutto alla goffaggine di Alberto Sordi. E infatti nel film “Pane amore e gelosia” quando il sindaco di Sorrento annunzia alla cittadinanza che «il maresciallo dei carabinieri in congedo Carotenuto cavaliere Antonio è il nuovo comandante delle guardie municipali», Vittorio De Sica si tormenta per avere abbandonato la sua bella divisa carica di storia e avere indossato quella ben più modesta del vigile. E si vergogna al punto da farsi alla fine disegnare una uniforme tutta per lui. E quando la sua perpetua in armi Tina Pica, “carabiniera” per affinità elettiva, gli dà del «vigile! », si mette a caccia di eufemismi e la corregge: «Metropolitano, prego».
Certo, Vittorio De Sica non passava, come legittimamente accadrebbe a Liporace, da un stipendio lordo annuo di circa 70mila euro a uno di 190mila”.

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