Papa Francesco: “No alla tv a tavola”. Pure quando parla di lui?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Settembre 2016 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
Papa Francesco: "No alla tv a tavola". Pure quando parla di lui?

Papa Francesco: “No alla tv a tavola”. Pure quando parla di lui?

ROMA – Papa Francesco: “No alla tv a tavola”. Pure quando parla di lui? Che il Papa abbia rimproverato la comunità ecclesiale per la cattiva abitudine di tenere la tv e il telefonino accesi a pranzo, l’abbiamo ascoltato dai tg della pausa pranzo. Verificatone il contenuto in Ansa, la notizia precede quella che annuncia la messa in diretta su Tv 2000 (del Vaticano) domani 14 settembre che il Pontefice dedica all’anziano prete ucciso dai jihadisti a Rouen qualche settimana fa.

Il Pontefice – riferisce la Radio Vaticana – nella messa mattutina a Casa Santa Marta, ha messo l’accento sull’incontro di Dio con il suo popolo, ed ha messo in guardia da quelle cattive abitudini che, anche in famiglia, ci distolgono dall’ascolto dell’altro. “A tavola, in famiglia, quante volte si mangia, si guarda la tv o si scrivono messaggi al telefonino – ha osservato il Papa -. Ognuno è indifferente a quell’incontro. Anche proprio nel nocciolo della società, che è la famiglia, non c’è l’incontro”.

Va segnalato che di quello che succede alla tele (e nelle famiglie comuni ogni giorno) il Papa può averne contezza solo indirettamente o per sentito dire. E’ da un quarto di secolo infatti che la televisione non l’accende più: “La televisione non la vedo dal 1990. E’ una promessa che ho fatto alla Vergine del Carmelo la notte del 15 luglio 1990. Mi sono detto, non è per me”.

Coerente col fioretto (e a dispetto dell’eccezionale strumento di evangelizzazione rappresentato dalla tv, anche a ora pasti) il Papa non ha visto nemmeno la partita del San Lorenzo, sua squadra argentina del cuore: non è andato allo stadio ad ammirare le prodezze di Totti & c., quindi si sarà affidato alla solita guardia svizzera che ogni settimana lo aggiorna sui risultati del San Lorenzo. Non guardare la televisione, non solo per il Papa, rappresenta quindi una precauzione igienica, un anticipo taumaturgico sulle nefandezze di un tubo catodico che fa male alla salute, non solo familiare: è la posizione di tanti rigorosi intellettuali che quanto a snobismo non sono secondi a nessuno.

Quindi fa bene il Papa a invitare alla renitenza televisiva prandiale, anche se, avendo dato giusto una scorsa all’ora di cena, della strepitosa attenzione che le televisioni dedicano alle cose di Chiesa, dal Papa in giù (come se davvero il cattolicesimo in Italia fosse la religione ufficiale e le altre confessioni un refuso storico) solo l’1,7% riguarda gli scandali vaticani che riempiono invece le pagine dei quotidiani di carta e non (il Papa ha confessato di leggere solo La Repubblica).

Quanto al dialogo, all’incontro, all’ascolto, al condividere fisicamente il rapporto con i consanguinei a rischio distrazione, viene in mente la storia dell’irreprensibile ragioniere che si vantava di mangiare a pranzo e cena tutti i giorni con le proprie figlie per poter discutere in armonia delle loro aspirazioni, delle loro gioie e preoccupazioni senza il malefico disturbo di uno schermo vociante. Quando una delle figlie per la prima volta ha messo il naso fuori dall’Italia, al primo pranzo utile s’è presentata con in grembo l’erede di un aitante spagnolo. L’accendiamo?