Il codice per capire le mosse di politica estera di Donald Trump è in un libro: “Collusion, come la Russia ha aiutato Trump a conquistare la Cass Bianca”. Autore Luke Harding, giornalista inglese del Guardian.
Il libro ha quasi sette anni ma la sua lettura è illuminante ancor oggi. Più di recente, la tesi di un inconfessabile rapporto fra Trump e Putin è stata rilanciata da una star del giornalismo americano, Bob Woodward.
Spiega e dimostra come Donald Trump sia poco più di un burattino nelle mani di Vladimir Putin. Un burattino molto intelligente e geniale, non uno stupido robot.
Ma se andate a vedere, metà di quello che dice o fa Trum fa parte di un gioco sottile che porta agli interessi di Mosca.
L’ultima è l’intimazione a Putin: o fai la pace in Ucraina o te la do io. Buona per i gonzi. Putin non aspetta altro che qualcuno gli imponga la pace, ovviamente alle sue condizioni, per consolidare le sue conquiste in Ucraina e uscire dall’incubo di una guerra che caro gli costa in termini di denaro e vite umane al punto di dover ingaggiare mercenari dall’Asia.
i casi sospetti di Trump
La carriera presidenziale di Trump presenta altri esempi. La guerra commerciale alla Cina, al di là del pericolo che sotto molti aspetti la Cina può rappresentare per gli USA e l’Europa, si colloca nella linea dell’interesse millenario della Russia.
Lo stesso si può dire dell’impegno profuso da Trump per disarticolare la Nato e spaccare l’Europa. La Nato spaventa i russi, che nella loro storia hanno sempre subito l’aggressione occidentale, dai cavalieri teutonici dei tempi di Alexander Nevski a Napoleone e Hitler.
(A dirla tutta l’Europa unita e forte e l’euro che vale più del dollaro non è piaciuto nemmeno mai agli americani).
Il libro che rivela il rapporto di subordinazione di Trump ai russi è disponibile sia nella versione di carta sia in quella online.
Amazon lo presenta così
“Mosca, luglio 1987: il magnate Donald Trump visita per la prima volta la Russia su invito del governo sovietico. Londra, dicembre 2016: Luke Harding incontra in segreto in un pub di Londra Christopher Steele, ex agente del M16 (i Servizi di intelligence britannici) per parlare dei legami con la Russia del neopresidente Trump. Harding segue due tracce: i soldi e il sesso. Washington, gennaio 2017: un esplosivo dossier preparato da Steele sostiene che il Cremlino ha «coltivato e sostenuto» Trump per anni ed è in possesso di informazioni compromettenti sul suo conto. Trump risponde su Twitter: «Fake news». In “Collusion”, il giornalista Luke Harding svela la natura del trentennale rapporto di Trump con la Russia; lo fa sulla base di esclusivi materiali inediti e consultando fonti della comunità dell’intelligence internazionale. Harding accompagna il lettore alla scoperta di tutti i particolari non dicibili e inquietanti della vicenda «Trump-Russia», un evento di tale portata da coinvolgere spionaggio mondiale, banche offshore, loschi contratti immobiliari, il concorso di Miss Universo, la criminalità organizzata, il riciclaggio, i dissidenti avvelenati, la pirateria informatica e le elezioni più sconvolgenti di tutta la storia americana. I nomi russi coinvolti conducono dritti al cuore del Cremlino; quelli americani sono ormai arcinoti e includono lo stratega della campagna elettorale repubblicana Paul Manafort”.
Se leggete “Sotto gli occhi dell’occidente” di Joseph Conrad scoprite la tradizione secolare dei servizi segreti russi di cercare di sovvertire i paesi europei. Lenin e Stalin perfezionarono l’arte. Putin, con un trascorso come capo della stazione del KGB a Dresda, in Germania, ha ribaltato il gioco. Abbandonati al loro destino i partiti comunisti ufficiali, ha spostato a destra l’area di penetrazione: dai socialdemocratici tedeschi alla Lega italiana. Ma nulla di comparabile con Potus, il numero uno del paese nemico numero uno da 80 anni.