Pietro Grasso a Kabul: inutile, costosa missione, Corriere della Sera cronaca

Pubblicato il 26 Dicembre 2013 - 19:44 OLTRE 6 MESI FA
Pietro Grasso a Kabul: inutile, costosa missione, Corriere della Sera cronaca

Pietro Grasso a Kabul: inutile, costosa missione

Il Corriere della Sera in crisi si vende la sede però manda un giornalista, Fabrizio Caccia, a Kabul, al seguito di Pietro Grasso, presidente del Senato, in missione in Afghanistan non si sa perché.

Le camere sono in ebollizione ma il presidente di un ramo del Parlamento, quindi privo di un ruolo esecutivo, se ne va all’estero, forse non sopporta l’eccessivo presenzialismo della collega Laura Boldrini e ha voluto fare qualcosa anche lui. Intanto l’Italia è dissanguata dalle tasse e ti viene il magone a pensare che qualche euro di quelli che hai appena versato, magari indebitandoti, è servito per finanziare questo inutile viaggio.

La cronaca di Fabrizio Caccia, precisa e puntuale, è del genere celebrativo, miele e inutilità:

“Ci sono disegni di bianche colombe, girotondi di bimbi e scritte «peace» perfino sui muri d’ingresso dell’Isaf, il quartier generale delle forze Nato. Ma di pace nemmeno l’ombra. Tutt’intorno è un bunker di soldati armati, posti di blocco, cavalli di frisia, adrenalina a mille, droni e dirigibili che solcano il cielo stellato di Kabul allo scopo di intercettare la prossima bomba”.

Intercettato il profondo pensiero di Pietro Grasso:

“Mai mi ero impressionato fino a questo punto”

impressionando a sua volta Fabrizio Caccia, che a questa “confessione” non può esimersi dal notare strabiliato che “pure” il presidente del Senato, Pietro Grasso,

“per anni ha combattuto la mafia, vivendo blindato”.

Poi l’inutilità del viaggio raggiunge il sublime quando descrive l’incontro fra Pietro Grasso e il presidente della Repubblica dell’Afghanistan, Hamid Karzai, che ha dato il benvenuto con queste parole:

“We trust in Italy, noi ci fidiamo di voi e avremo ancora bisogno del vostro aiuto, restate qui per favore…”.

Ma come, vuole mandar via gli occidentali… Forse dipende dal cappuccino, che Karzai beve nell’occasione:

“Karzai era molto cordiale, sorseggiava il suo cappuccino rivolgendo complimenti all’ospite”.

Pensieri profondi quanto offensivi per l’Italia:

“Ben due re afghani hanno scelto l’Italia per viverci in esilio, da voi si mangia bene e c’è un bel clima…”.

Pietro Grasso, sottolinea Fabrizio Caccia,

“ci teneva a dirgli alcune cose: «Ho ricordato a Karzai che l’Italia ha pagato un prezzo altissimo per aiutare l’Afghanistan, gli ho ricordato i nostri morti (53, ndr ) e le nostre famiglie che piangono. E dunque, perché l’Italia continui il suo sforzo anche dopo il 2014, occorrerà che l’Afghanistan dimostri di voler proseguire sulla strada dei diritti e della democrazia (il prossimo 5 aprile ci saranno le elezioni, ndr ), dell’uguaglianza tra uomini e donne, del rispetto dei bambini»”.

Poi, una “chiosa”, che conferma l’assoluta vacuità delle ragioni del viaggio:

“Io sono solo il presidente del Senato, toccherà al Parlamento, nell’ambito delle scelte della coalizione internazionale, decidere sul futuro della missione. Il mio puro auspicio è che un giorno ci siano meno militari e più cooperazione”.

E allora lui, Pietro Grasso, cosa c’è andato a fare a Kabul