Premierato, il cardinale Zuppi ne dice male: sull’Italia non dovrebbe parlare, ricordiamo Cavour e Carlo Magno

Premierato, il cardinale Zuppi dice che è una brutta cosa e ha ragione.  Non gli si può dare torto, peccato che lui è un prete, è un alto esponente della Chiesa. Quindi lui sull’Italia non dovrebbe parlare. Poi ci sono i vescovi della Cei che se la prendono con l’autonomia regionale. A che scopo se non quello di diffondere zizzania in Italia? Provassero a farlo non dico in Cina ma basta in Francia e poi vedi cosa gli fanno.

Si tenga conto che Zuppi è quello che ha detto che “il Vangelo non è un distillato di verità” e lo ha detto poco tempo fa in una intervista al Corriere della Sera.

E noi dobbiamo farci dar la linea da questi qua. Ora sull’autonomia penso che quelli che la propongono abbiano ragione, visto che quattro-sei regioni d’Italia mantengono il resto del Paese e nessunio nemmeno gli dice grazie, anzi piangono e…

Il premierato è una scemenza, che penso non andrà da nessuna parte e che è stato ideato dalla Meloni, che governa avendo sotto di sé solo il 30% dei suffragi, per fottere i suoi compagni di cordata, grazie ai quali è andata al governo che le fanno tutti i dispetti possibili e le insidiano la sedia. Teniamo conto che lei era al 6,4% nel 2019

e è arrivata al 26 nelle politiche del 2022e poi fino al 30 nei sondaggi, mangiando consensi a Salvini. Così Salvini è precipitato e da allora vorrebbe recuperare.

Non credo che sia bene da parte dei giornali italiani usare le parole dei cardinali e dei vescovi contro le cose italiane. Le cose degli italiani sono degli italiani, le cose della Chiesa sono della Chiesa, come diceva già Cavour 150 anni fa.

Non dobbiamo dimenticare che Pio IX chiamò l’esercito francese in Italia per difendere il suo potere territoriale. E che dobbiamo a un suo predecessore, Adriano, chiamò in Italia Carlo Magno sempre per difendere gli interessi territoriali della Chiesa, mettendo così fine alla possibilità di una unificazione nazionale che avrebbe determinato per noi un ben diverso destino.

 

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Marco Benedetto