ROMA – Che l’avvio delle primarie per eleggere i candidati presidenti degli Stati Uniti sarebbe stato comunque un disastro per i democratici era prevedibile. Ma non il bagno di sangue registrato ieri in Iowa. Roba che al confronto lo spread organizzativo del voto tra Emilia Romagna e Calabria non si riconoscerebbe nemmeno ai raggi X. Chi ha vinto invece tra gli aspiranti candidati dem? Non è ancora dato sapere. E in questo caso è difficile dar torto a Trump, che ha sbaragliato i candidati pupazzo del campo repubblicano. “Il caucus dei democratici è un disastro totale. Non funziona niente, proprio come hanno guidato il Paese”.
Forse ha vinto Sanders, dicono Biden sconfitto…
Il senatore Bernie Sanders dovrebbe essere il vincitore, forse seguito dall’ex sindaco di South Bend Pete Buttigieg, ma anche le senatrici Elizabeth Warren ed Amy Klobuchar avrebbero avuto risultati lusinghieri. Il grande sconfitto sembra l’ex vice presidente Joe Biden. Tutto un forse, abbonda il quasi. “Oltre ad usare sistemi tecnologici per tabulare i risultati, abbiamo usato foto e documentazione cartacea per confermare che tutti i risultati corrispondano”, ha spiegato il partito democratico, ancora scottato dall’accusa di aver penalizzato Sanders contro la Clinton la volta scorsa.
Si escludono un flop dell’app usata, hackeraggi e intrusioni. Ma dietro le quinte si raccontano scene di caos totale, di presidenti di seggio che non riuscivano a parlare con la centrale, linee occupate, telefoni riattaccati. Alla fine si procederà con un conteggio manuale che richiederà molte ore e che lascerà un segno negativo su questi caucus. Che sarebbe andata comunque male lo diceva già due giorni fa il New York Times.
“It’s 2020. Time for Democrats to ignore the two states”
L’opinionista Michael Tomasky non ha usato perifrasi: “It’s 2020. Time for Democrats to ignore the two states”, è ora che i democratici ignorino Iowa e New Hampshire. Cioè i due stati dove inizia il processo di selezione delle candidature. In Iowa talmente farraginoso e obsoleto da contemplare ancora l’uso di “mimeographic machine”, il nostro vecchio ciclostile. Del resto dopo il ’68 caos e violenze alle convention spinsero gli stati a promuovere primarie più articolate e democratiche per evitare brogli e condizionamenti.
Ancora non stiamo però parlando di politica (e cioè il rischio che una candidatura troppo “socialista” finisca per favorire Trump). Ma in Iowa e New Hampshire è possibile per i democratici? Sembra di no, e non lo sarà mai. Per la semplice ragione che i due staterelli (da un punto di vista demografico) non sono per nulla rappresentativi dell’elettorato dem (“horribly unrepresentative”). Un problema per il primo momento che fotografa l’orientamento degli elettori. Il partito democratico è composto sul piano nazionale (dati 2017) da un 54% di bianchi, 19% a testa per afro-americani e latinos, 9% di altri. In Iowa il’85% degli elettori dem è bianco non ispanico. Nel New Hampshire il 90%.
Il suggerimento, nonostante i vincoli costituzionali, è che semplicemente i democrats non partecipino, preferendo come esordio per esempio la Florida, o altri grandi stati con elettorati più compositi. Non è, evidentemente, un problema di Trump. (fonte New York Times)