ROMA – Un magistrato Presidente della Repubblica è un incubo di Berlusconi che si annida dietro le quinte della corsa al Quirinale: Pietro Grasso, Raffaele Cantone sono i nomi già usciti e mandano giù per la schiena di Berlusconi brividi pari a quelli che provoca ancor oggi il ricordo del nome di Oscar Luigi Scalfaro, l’inventore della par condicio.
Questo dettaglio delle trattative segrete fra Matteo Renzi e Berlusconi e i loro alleati sulla scelta del futuro Presidente della Repubblica è portato in luce da Barbara Fiammeri sul Sole 24 Ore, con le sue varie sfaccettature. Può essere una paura che blocca le trattative o le sblocca, che gioca a favore di Renzi oppure no, secondo la piega che prenderanno le cose.
Vediamo i segnali. Fabrizio Cicchitto ha rivolto un vero e proprio appello a Berlusconi perché Fi tutta e Ncd trovino un’intesa da portare al confronto con Renzi, per arrivare a un accordo con il premier su una personalità
“autonoma e di alto profilo. [Un patto per evitare] “slittamenti a sinistra o verso scelte di stampo giustizialista”.
Ugo Sposetti (Pd) ha avvertito attraverso “Il Foglio” che i franchi tiratori (i 101 che affondarono Romano Prodi)
“potrebbero addiritttura raddoppiare. Sposetti ha ricordato come si arrivò nel ’92, in piena tangentopoli e stragi di mafia, alla nomina di «un magistrato come Oscar Luigi Scalfaro». Anche oggi i candidati che abbiano vestito la toga non mancano. Si parla con insistenza di Raffaele Cantone, che Renzi ha voluto alla guida dell’Autorità anticorruzione. Ma c’è anche un altro magistrato in corsa: il presidente del Senato Piero Grasso, pronto ad assumere il ruolo di «presidente supplente» appena Napolitano si sarà dimesso. Si tratta di una ipotesi che per molti si concretizzerebbe qualora Renzi fosse messo alle strette dalla fronda interna alla sua stessa maggioranza”.
Quella di Grasso non è un’ipotesi tanto strampalata. Sa leggere da che parte gira il fumo, sa dove sta il potere e le accuse di Giancarlo Caselli e Marco Travaglio quando fu nominato capo dell’Antimafia nazionale diventano una referenza positiva:
“Grasso è molto furbo è un uomo di mondo, non ha mai pagato le conseguenze di un’indagine, si è tenuto distante da ogni indagine su legami tra mafia e politica, ha preso distanze da Caselli, ha ottenuto 3 leggi dal governo Berlusconi per far fuori Caselli e per diventare procuratore antimafia”.
Per Berlusconi sarebbe quindi il male minore, anche se dei magistrati non sembra volersi mai fidare molto, e qualora i partiti non riuscissero a esprimere niente di meglio, Grasso è già lì, siede sulla seconda poltrona dello Stato e c’è da sperare che in questi due anni dalla sua nomina a presidente del Senato, per scelta dell’ineffabile Pierluigi Bersani, abbia accresciuto la sua consapevolezza circa la dignità del ruolo. C’è chi ancora ricorda con raccapriccio l’umiliazione cui si sottopose Pietro Grasso per rispondere in diretta tv agli insulti di Marco Travaglio, il quale, sbeffeggiandolo, manco si fece vedere.
Berlusconi, registra Barbara Fiammeri, “resta guardingo” e ripete che
“crede nell’intesa con Renzi anche se è consapevole della capacità di sparigliare del premier. «Calma, la partita è lunga e sarà una guerra di nervi», è il messaggio consegnato ai suoi da Berlusconi.
Anche Matteo Renzi conferma la volontà di arrivare a un’intesa «la più ampia possibile». Ma alle sue condizioni:
“La prima consiste nel non volere al Colle un interlocutore pronto a mettergli i bastoni tra le ruote, ovvero un politico che abbia un suo peso specifico, in primis nel Pd, come sono ad esempio Walter Veltroni e Romano Prodi. Su quest’ultimo è prontamente intervenuto Berlusconi a smentire l’ipotesi di una sua disponibilità sul nome del suo ex avversario”.