Bocciate le quote rosa. I giornali, che non si sono distinti nella battaglia post femminista delle deputatesse che cercavano la rielezione un po’ più sicura, hanno tirato un sospiro di sollievo. Guardate i titoli di martedì 11 marzo e la sensazione è questa ed è netta.
Vedessi mai che, passate al Parlamento, ci imporranno le quote rosa anche da noi? si devono essere chiesti, nel loro inconscio inconfessabile, i redattori maschi, che nelle posizioni di vertice sono tutti loro.
Chiedete quante donne vice direttore ci sono al Corriere della Sera o a Repubblica, alla Nuova Sardegna o alla Gazzetta del Mezzogiorno e così per tutta la lista dei nostri quotidiani.
Quante donne caporedattore o capo servizio?
Non è solo colpa del maschilismo, anche se quello del giornalista è un mestiere da caserma, maschile per eccellenza. Pesano anche le scelte di vita delle donne, la maternità e la famiglia che rispondono a richiami antichi.
Numerose invece sono le donne in posizioni di base, ma non per quote rosa, più probabilmente perché il mestiere di giornalista rende sempre meno e per questo gli uomini lasciano che le donne riempiano i vuoti altrimenti incolmabili.
Questo nulla vuole togliere al merito delle donne, ma è la constatazione che gli uomini non mollano le posizioni più redditizie ma anche che le donne ci puntano poco, se il prezzo è quello, molto alto, oggi richiesto.
Con le quote rosa, se ne può parlare….
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