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Rai privata, manganello di Meloni contro i figli di Silvio, minaccia di morte per i giornali

Chi vuole la Rai privata? Diciamolo subito: mi pare per il momento almeno un manganello che Giorgia Meloni agita per mettere in riga i due figli maggiori di Berlusconi.
Così come un invito a stare al proprio posto e non immischiarsi da dilettanti figli di papà mi sembra la proposta della Lega di eliminare il canone e alzare il tetto sugli affollamenti pubblicitari.

Dico anche che Meloni e Salvini fanno bene. Piersilvio e Marina Berlusconi non hanno titolo, se non i soldi ereditati. Posso anche essere personalmente d’accordo sui diritti lgbt, ma lo sono gli elettori di Forza Italia?

Rai privata, morte dei giornali

Rai privata, manganello di Meloni contro i figli di Silvio, minaccia di morte per i giornali – Blitzquotidiano.it (foto Ansa)

Detto questo, si deve anche dire subito che l’idea di una Rai privata al 100% o stile Enel è una idea folle e criminale.
Ben venga la minaccia se serve a tenere in riga i due rampolli. Ma si fermi lì, cara Signora.
In assenza di una politica organica di sostegno al settore, uno degli effetti devastanti del grillismo, una Rai privatizzata con un indice di affollamento pari a quello di Mediaset sarebbe il colpo da grazia per i giornali, certo quelli stampati ma quasi certamente anche quelli on line.
Colpo di grazia, perché già le finanze dei giornali oggi sono massacrate da internet: il passaggio dei lettori dalla carta a pagamento al telefonino gratis. E soprattutto il quasi monopolio che i grandi diffusori di informazione come Facebook e Google hanno stabilito sulla pubblicità.
Anticamente, a volere la Rai privata erano i nemici di Berlusconi.
Ora si è aggiunta Giorgia Meloni seguita, forse, da un ministro della Economia affamato di soldi. Deve tagliare il debito dello Stato e evitare una patrimoniale che la sinistra propugna ma nessuno vuole perché foriera di tragedia elettorale (Margareth Thatcher finì la sua carriera politica per aver voluto imporre una tassa sulla casa).
Forse Meloni agita lo spauracchio per mettere in riga Forza Italia.
Dubito anche che si arriverà a una privatizzazione completa.
Privatizzare vuole dire cedere il controllo della più grande macchina di propaganda dallo Stato e quindi dai partiti a un soggetto terzo. Per quanto amico, il nuovo proprietario penserà sempre prioritariamente ai propri interessi e seguirà le proprie idee.

Ma chi ha tutti quei soldi?

Inoltre, mi sembra difficile che in Italia ci sia qualcuno disposto a tirare fuori, e prima ancora ad avercela, la somma necessaria per comprare la Rai.
Il bilancio consolidato della Rai presenta ricavi per quasi tre miliardi. Levaci mezzo miliardo di debiti. Fa sempre due miliardi e mezzo che può valere la Rai, facendola pagare una cifra pari al solo fatturato meno i debiti e senza tenere conto dei potenziali profitti una volta applicata una disciplina gestionale tipo Mediaset.
Chi dispone di una tale cifra in Italia? Chi all’estero è disposto al rischio di impantanarsi in un Paese socialista come il nostro, fra sindacati, partiti e giudici?
Meloni e Giorgetti potrebbero anche essere tentati da una soluzione tipo le limitate privatizzazioni di Enel, Eni, Poste. Trattenendo il controllo in mano allo Stato e mettendo sul mercato quote minoritarie.
La differenza è che le suddette aziende parzialmente privatizzate producevano fior di profitti o sono state messe in condizioni di farlo.

Lo schema Mediaset

Applicare alla Rai lo schema gestionale di Mediaset appare improbabile e impossibile sotto il controllo statale. Mediaset fattura 3,8 miliardi e produce un utile di 200 milioni, la Rai pareggia.
In ogni caso prego i sostenitori delle privatizzazioni, che sono o privi della capacità di liberamente intendere e volere o sono al servizio di qualche potere occulto, di non eccitarsi troppo.
La privatizzazione parziale ucciderebbe i giornali, lasciando il potere nelle mani del Governo e dei partiti.
Marco Benedetto

Ha fondato Blitz e lo ha diretto fino al 2018. Ha anche firmato oltre 200 articoli. Ora si è ritirato, come conviene all’età, ma ogni tanto non perde l’occasione per dire la sua.

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