Richard Gere filosofeggia come Cicerone sulla vecchiaia e Aldo Repetto lo celebra spegnendo 90 candeline.
Scrive Repetto su Facebook: “A 75 anni, Richard Gere ha condiviso una profonda riflessione sull’età e sulla vita…
Anche se sono invecchiato, il mio cuore è ancora giovane; la nostra anima rimane sempre della stessa età. So che questa è l’età perfetta, ogni anno è unico e prezioso. Non rimpiangere di invecchiare, è un privilegio di cui non tutti possono godere. Rimanere in vita con una mente giovane è il segreto per vivere felici fino all’ultimo giorno della tua vita.
E ha assolutamente ragione”.
Conosco Aldo Repetto dal 1965, quando entrai nell’organico dell’Ansa di Genova. Sostituivo Gianni Migliarino, passato al Corriere della Sera. Avevo 22 anni. Oltre a me c’era il capo ufficio, Gaetano Nino Fusaroli, grande personaggio che vide l’evoluzione dei giornali con 20 anni di anticipo. Scrisse un libro profetico che ho ricomprato di recente. Grande anche nell’essere riuscito a salvarsi dalla tragedia dell’Esercito italiano in Ucraina e ancor più nell’avere accettato e ribaltato la volontà divina di dargli una primogenita subnormale, come si diceva all’epoca.
Aldo aveva e ha ancora 10 anni più di me, faceva il telescriventista e aspirava fare il giornalista. Collaboroò con impegno e lealtà, crescendo ogni giorno. Solo i capelli non crescevano e non crescevano più. Vittorio Piccardo, gigantesco impiegato di Radiocor (una volta, esasperato dai miei scherzi, mi solllevò come un pollo e stava per butttarmi dalla finestra), lo battezzò Cirio, da Cirio Pelati.
Con impegno, umiltà e serietà Repetto salì gli scalini della carriera, da semplice redattore a capo redattore a capo a Roma. Poi ha svolto altre mansioni professionali con grande competenza e equilibrio. La dote che Fusaroli, bolognese di Molinella di Budrio, definiva come tipicamente genovese. La vita ci ha allontanato ma non per questo si sono spenti l’affetto e la stima.
Sono passati 52 anni da quando io sono venuto via da Genova e 40 da quando ho visto Repetto l’ultima volta per una rimpatriata fra vecchi colleghi (Aldo mi sostituì all’Ansa, altri due giornalisti genovesi mi sostituirono negli altri due mestieri che coprivo, alla Stampa Paolo Lingua, a Stampa Sera Giulio Anselmi).
A sentire le descrizioni di Franco Manzitti e vedendo le foto recenti devo dire che il tempo si è come fermato per Aldo, tranne i baffi e corona di capelli attorno al cranio ora tutti bianchi.