Roberto Saviano ad Amici di De Filippi: Canale 5 sì Mondadori no, perché?

Roberto Saviano ad Amici della De Filippi: Canale 5 sì, Mondadori no?
Roberto Saviano ad Amici della De Filippi: Canale 5 sì, Mondadori no?

ROMA – Roberto Saviano ad Amici della De Filippi: perché Canale 5 sì, Mondadori no? Deve esserci per forza un buco, una falla nella nostra geografia mentale: pensavamo che, comunque lo si giudichi, l’universo berlusconiano fosse un tutto sufficientemente compatto.

Roberto Saviano, invece, ci ha fatto capire che mentre l’orrido papà Berlusconi lo censurava quando era autore in Mondadori, mentre anche la figlia Marina, condannata a seguirne “le sporche impronte” (da un celebre tweet) gli dava addosso, a Canale 5, presso Maria De Filippi esiste un’oasi di intelligenza e amore da dove impartire con gioia i suoi solenni sermoni catodici. Evitando, però, per contratto, qualsiasi riferimento a ogni sorta di camorria.

“Amici” dunque è un palcoscenico eticamente puro, lo certifica l’oracolo in odor di martirio. Che non teme i gesti “contronatura”, come si ostinano a giudicarlo per esempio gli irriverenti del Fatto Quotidiano. Addirittura Marco Palombi gli ha inviato una lettera a nome (si scherza eh) di una fantomatica “Camorra spa”: “Dr. Saviano, questo no, Amici ci danneggia”.

I nostri brand vivono in delicata simbiosi: svilirne uno affossa anche l’altro. Il terrore, come lei sa, vive fuoricampo: è un delicato lavoro di sottrazione. Ora, però, lei sceglie di andare tra ballerini e cantanti a parlare d’attualità coi “ragazzi” e finirà per mettere pure la nostra azienda – di cui lei s’è così proficuamente occupato in passato – in un contenitore che rende tutto a misura di tinello. Noi, Platinette e Belen: una faccia, una razza.

Niente più altezze shakespeariane, solo le luci smarmellate di Maria. Ci pensi, gentile Roberto, un momentaneo ritorno di fiamma mediatica rischia di uccidere per sempre la qualità del nostro universo letterario. Fu forse Silvio Gava a dire: non bisogna toccare gli idoli, la doratura ci resta sulle dita. (Marco Palombi, Il Fatto Quotidiano).

Tornando ai gesti contronatura, sempre sul Fatto, Daniela Ranieri non può non rilevare la circostanza che allo sdoganamento di Amici ci ha pensato prima il Renzi versione Fonzie che con un giubbottino di pelle ha mandato in archivio decenni di spocchia sinistroide. Ma, almeno Renzi, non doveva ritrattare tutte le cose brutte che a sinistra si usa associare a tv e spot e donnine ecc… Saviano non ha paura dei salti mortali: “chi critica è uno snob”, ha dichiarato con raro sprezzo del ridicolo.

 SAVIANO non ha mai endorsato Renzi (semmai il contrario: alla lettera dello scrittore su Repubblica in tema di mafia Matteo rispose chiamandolo Roberto e assecondandolo su tutto), lo ha anzi accusato di “strizzare l’occhio alla più stantia rappresentazione della cialtroneria nazionale” per la pagliacciata del gelato a palazzo Chigi. Ma è a Matteo che si deve la rottura del codice che relegava Amici nell’inferno inguardabile del Videocracy, e su quella scia Saviano si pone.

Da quando il futuro capo del Pd e di tutto ne ha varcato le colonne d’Ercole col giubbotti-no di pelle, Amici è diventato non dico il salotto buono, ancora in mano alla coppia Fazio-Gramellini, ma la sala hobby della sinistra scafata, post-ideologica, colta al punto da permettersi una défaillance sabatina che un tempo sarebbe valsa una scomunica dagli alti piani del ceto medio riflessivo. L’importante è comunicare la comunicazione. Se Saviano lo faccia per soldi o per far danzare le idee, sono fatti suoi.

Forse la sinistra colta si sta accorgendo che resistere non serve a niente e che se l’Italia fa schifo non è sempre colpa degli altri, oppure che i salotti buoni sono da rottamare insieme al Senato e alla democrazia. Il merito è tutto di Renzi: quando la politica non esiste più, anche gli intellettuali “mai sfiorati dal dubbio” di Gaber cominciano a rivedere i loro dogmi. E che, quello prende il 41% e sono stronzo solo io. (Daniela Ranieri, Il Fatto Quotidiano).

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