Una domanda, una semplice domanda per tutti coloro (sono ormai marea) che pensano, credono, orecchiano, urlano, protestano, condannano, criticano, mugugnano, sospettano che il governo abbia tirato una fregatura a coloro che avevano comprato azioni e obbligazioni delle quattro banche, Etruria, CariFe, Carichieti, Marche. La domanda è: prima del decreto detto Salva Banche (e “ammazza risparmiatori” secondo dizione di Matteo Salvini) quanto valevano le azioni e le obbligazioni in mano appunto a chi le aveva comprate?
Già, adesso, dopo il Salva-banche valgono zero le azioni e le obbligazioni subordinate, cioè quelle che contenevano il rischio di non restituire il capitale in caso di crack della banca stessa. Ora valgono zero o pochissimo di più di zero o per pochi qualcosa di più di zero, per quelli che in parte verranno risarciti se hanno comprato per meno di centomila euro, mettendone più della metà in obbligazioni e potendo dimostrare una qualche forma di raggiro per fargliele comprare.
Ma prima, prima del Salva-banche detto killer di azioni e obbligazioni subordinate quanto valevano azioni e obbligazioni subordinate? Quanto valevano davvero? Rispondere prego…Qualche silenzio…Qualche se e molti ma…Valevano zero, questa è la realtà. Valevano zero perché erano invendibili sul mercato. Il loro valore nominale era assolutamente astratto e teorico. Quelle azioni e obbligazioni non le vendevi a nessuno e nessuno se le comprava.
Quindi, se il governo non avesse fatto nulla chi aveva azioni e obbligazioni delle quattro banche sarebbe rimasto con uno zero in mano. A meno che…A meno che qualcuno non avesse comprato quelle azioni e obbligazioni dal valore zero. E chi questo qualcuno? Ma che domanda: lo Stato! In Italia le crisi bancarie sono sempre state risolte a spese dello Stato, della collettività. I risparmiatori e investitori delle quattro banche questo si aspettavano: i soldi pubblici. E questo si aspettano: i soldi pubblici. Se nessuno compra azioni e obbligazioni che non valgono nulla li compri il vicino di casa con una porzione minima delle sue tasse. Questo reclamano in coro associazioni consumatori, M5S, Forza Italia, Lega Nord e gran parte della pubblica opinione: che lo Stato si compri con i soldi pubblici quello che in mano privata non vale nulla.
Quanto valevano azioni e obbligazioni delle quattro banche prima del Salva-Banche? Zero, valevano zero. E oggi zero valgono. Il danno andrebbe così calcolato da più o meno zero a più o meno zero. “Avevo ottantamila euro in obbligazioni…” si legge sui cartelli e si sente nelle interviste di chi protesta e rivuole indietro i “soldi suoi”. Non è vero, gli ottantamila da tempo non li aveva più, le obbligazioni non avevano mercato e quindi valore.
Il danno di disperazione, sopravvenuta indigenza quando ci sia, smarrimento psicologico, ristoro da eventuale truffa, questo è il danno. E di questo danno la collettività può e deve farsi carico. Ma chi dice “rivoglio indietro tutti i miei soldi” dice una cosa non vera. I suoi soldi erano in fumo prima dell’intervento del governo, prima di ogni azione pubblica. Rivuole quindi una quota di soldi pubblici pari a quella che a lui personalmente era andata in fumo. E questo non è un diritto, anzi è una prepotenza.