ROMA – Sergio Marchionne vuole lo scontro frontale? Vuole esasperare gli animi? Oppure che vuole dimostrare? Senza voler entrare nel merito, le sue parole sulla sentenza di Pomigliano d’Arco e il comunicato contro i manifestanti Fiom della Val di Sangro fanno trapelare una certa agitazione della Fiat. E il presupposto per nuovi scontri.
Marchionne su Pomigliano ha detto: “La sentenza che dà ragione alla Fiom sulle discriminazioni e obbliga Fiat all’ assunzione di 145 lavoratori nello stabilimento di Pomigliano «è un evento unico che interessa un particolare paese che ha regole particolari che sono folcloristicamente locali”. Una frase a dir poco choc e che arriva dopo sette giorni di silenzio. “Questa legge non esiste in nessuna parte del mondo – ha anche rincarato Marchionne – da quanto ne so. Focalizzare l’attenzione su questioni locali ignorando il resto è attitudine dannosa”.
Va bene che Marchionne fa il suo lavoro di amministratore delegato che deve fare gli interessi dell’azienda ma non sono parole un po’ troppo da scontro frontale? E anche il comunicato di Fiat arrivato sempre in giornata non è certo teso a rasserenare le acque. Contro la Fiom che ha proclamato uno sciopero di quattro ore il 28 giugno alla Sevel di Val di Sangro la Fiat ha mandato un comunicato al veleno insinuando che lo stop sia stato indetto per vedere la partita Italia-Germania agli europei.
“L’iniziativa viene ufficialmente presentata come un’azione di protesta contro la politica del governo e la riforma del mercato del lavoro – si legge nel comunicato – Ma la scelta dell’orario e la programmazione solo sul secondo turno non lasciano dubbi. Si ripropone un film già visto in passato, quando guardare la partita di calcio era più importante che andare a lavorare”.