Umbria, sfiducia a Conte: manette e persecuzione fiscale non portano voti

di Marco Benedetto
Pubblicato il 29 Ottobre 2019 - 14:10 OLTRE 6 MESI FA
Elezioni Regionali Umbria, sfiducia a Conte: manette e persecuzione fiscale non portano voti

La foto di Narni con Di Maio, Conte e Zingaretti insieme per l’Umbria (Ansa)

ROMA – Il voto in Umbria è stato un voto di sfiducia al Governo Conte. Sia Conte I che Conte II. Sia il Conte sostenuto oggi da M5s e Pd, sia il Conte passato sostenuto dalla Lega. Ed è stato il voto in Umbria anche la pietra tombale su Berlusconi e un atto di speranza verso l’improbabile: Meloni. Anche se Salvini ne esce come apparente vincitore, in realtà ha lasciato sul campo la sua quota di mercato e il suo pacchetto di voti.

A dire il vero, non ci sono grossi spostamenti fra europee e regionali, se non per M5S in calo e Fdi in crescita. Ma il segnale è costante. Non è con le manette e la persecuzione fiscale che si vincono le elezioni.

Il Pd ha perso metà dei voti dall’apogeo di Renzi, più va a sinistra con manette e aggravi fiscali, più ne perderà.

I cittadini vogliono sicurezza, lavoro, soldi, non odio né invidia sociale. Quella non è sinistra, è peronismo: guardate l’Argentina e meditate.

Salvini è stato quasi un anno al governo, ma non ha governato, mantenendo in larga misura il credito di buon governo che viene riconosciuto alla Lega, come 40 anni fa era con le regioni rosse.

Questo parallelo vuol dire che gli italiani sono tanto esasperati dal cattivo governo che non provano fastidio di fronte alla deriva ultrafascista, né di fronte ai sospetti di collusione con Russia e Cina, nemici di ieri e di domani.

Era così anche negli anni ’70, quando sempre più numerosi i moderati votavano Pci, incuranti della miseria che ormai avvolgeva i Paesi dell’Est e dell’alone di oppressione, carcere, gulag che circondava l’ex paradiso dei lavoratori.

Se guardate bene, hanno perso quota tutti, tranne Fratelli d’Italia. Salvini ha fatto il miracolo di rendere più accettabili di lui i post fascisti seguaci di Giorgia Meloni. 

Guardiamo, per meglio capire, i valori assoluti. Faccio il confronto fra le regionali e le ultime europee. Votanti 455.184 domenica 27 ottobre 2018; 449.074 per le europee di maggio.

Il Pd è sceso da 107.687 voti a 93.296. Come ha scritto Stefano Folli, “il Pd riesce, sì, a tenere più o meno le sue percentuali delle Europee, ma non recupera i suffragi dei 5S che scivolano invece verso destra”.

Il M5s da 65.718 a 30.953:  dimezza.

Salvini da 171.458 a 154.413. 

Fratelli d’Italia è salito da 29.551 a 43.443.

Forza Italia è scesa da 28.828 a 22.991 voti.

Anche in politica la tecnica vale almeno metà del tutto.

“L’Umbria insegna che i voti popolari non seguono i giochi di potere dei vertici”, ha scritto Stefano Folli.

Alla base di tutto ci sono gli interessi, le speranze, le idee dei cittadini. Cambiano gli interessi, si modificano le aspettative, si spostano i consensi, anche nelle monarchie e nelle dittature, i voti in democrazia.

Agli estremi ci sono quelli che credono in una idea fino al martirio, in mezzo c’è la massa della gente comune, della più o meno brava gente, è il grande centro.

Fino a quando Mussolini fece andare i treni in orario, pareggiò la lira con l’oro, garantì pane e stabilità, gli italiani lo sopportarono. Dopo che milioni morirono al fronte, in campo di concentramento, sotto le bombe anglo-americane, lo abbandonarono al suo giusto destino. Che ci sia ancora in Italia chi lo rimpiange dà la misura della vischiosità delle idee.

Poi venne la Democrazia cristiana. Molto meglio del fascismo in tutto, ma l’adesione degli italiani fu sempre con riserva. Fino a quando si convinsero che la Dc non manteneva più le promesse. Vero è che in quei 40 anni l’Italia era diventata un’altra cosa dai tempi del fascismo, un po’ per merito della stessa Dc, soprattutto grazie al fatto che l’Italia finì nell’orbita americana e non in quella sovietica. Altrimenti a fare le badanti in qualche angolo del mondo, ci sareste voi, care amiche, le vostre madri e sorelle.

Alla fine,  vero anche questo, molti noi sono finiti a fare i pizzaioli e i camerieri. Vent’anni dopo la fine della Dc, l’avvento della sinistra. Pare proprio che quello socialista sia un modello che non funziona.

C’è stato un breve interludio di sogni a 5 stelle. Erano anche quelli voti di speranza, di moderati che si illudevano.  Ma abbiamo capito subito che era roba da descamisados, per la maggioranza degli italiani, quelli che non aspettano il sussidio per non lavorare, il Movimento 5 stelle era l’inizio di una involuzione troppo pericolosa. Al punto che lo stesso Beppe Grillo ha fatto marcia indietro e li ha scaricati, indicando a primo ministro non un Fico, un Di Maio, un Di Battista, ma un avvocato d’alto bordo, Giuseppi Conte.

In mezzo c’è stato Berlusconi. Aveva il consenso di metà degli italiani. Se lo è perso tutto fra minorenni a pagamento, arroganza incontenibile e soprattutto il tradimento delle promesse. In cambio della sopravvivenza della sua televisione, ha abbandonato agli altri la politica economica, toccando il culmine con il fiscal compact, la tomba delle speranze italiane.