ROMA – Valeria Fedeli, neo-ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, all’università non ci è mai andata. Nel suo curriculum da sindacalista di tutto rispetto, gli unici studi dopo le superiori sono quelli alla Scuola per assistenti sociali di Milano, dove la da un giorno ex vicepresidente del Senato ha conseguito un “diploma di laurea in scienze sociali”, secondo quanto riferisce la biografia riportata sulla sua pagina sul sito del Pd. Solo che il suddetto diploma non era una laurea quando Valeria Fedeli lo conseguì.
Questione di lana caprina? Forse sì, visto che le precedenti ministre dell’Istruzione, come Stefania Giannini e Maria Chiara Carrozza, solo per citare gli ultimi casi, non solo erano laureate, ma avevano passato la vita nell’università e nella ricerca, eppure la scuola italiana non pare aver fatto balzi in avanti.
Certo, una qualche laurea ormai non si nega a nessuno, e stupisce vedere che, con tanti laureati e dottori disoccupati, ci siano ancora non laureati che ottengono posizioni di rilievo. Altrettanto vero è che i tanti, tantissimi laureati di oggi in molti casi non hanno un decimo della preparazione e della cultura di certi semplici diplomati di un tempo.
Alex Corlazzoli, che per il Fatto on line ha cercato notizie su di lei al Senato, ha raccolto questi giudizi: “E’ seria”, “Ho lavorato bene con lei”, “Sa fare squadra”.
Resta da capire quanto conti il percorso e il curriculum di un politico nell’attribuzione delle cariche. E quanto la appartenenza, nel caso della Fedeli il sindacato. Secondo Corlazzoli,
“la sua lunga carriera sindacale spiega probabilmente le ragioni della sua nomina: ricucire i rapporti con le sigle che sono arrivate a rottura totale con Stefania Giannini nelle trattative su Buona scuola e concorsi”.
Di scuola conosce poco, ma di sindacato se ne intende. Un dirigente sindacale ha commentato:
“Sicuramente sul piano delle relazioni cambierà qualcosa. Non ci sarà più l’ostilità preconcetta che c’era fino ad oggi”.
O si dovrebbe pensare che Fedeli sia solo il nome del ministro dietro al quale c’è chi davvero si occuperà dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca?