Vendite giornali dicembre 2018: la verità di Calabresi, ne ha perse più lui o Mauro?

Vendite giornali dicembre 2018: la verità di Calabresi, ne ha perse più lui o Mauro? (Ansa)

ROMA – Vendite dei giornali italiani nel mese di dicembre 2018, la domanda è: aveva ragione Mario Calabresi a vantarsi, nel suo tweet di addio alla direzione di Repubblica, di avere dimezzato la perdita di copie?

Vediamo i numeri. La Repubblica, dal 1998, quando vendeva, tra edicola e abbonamenti, 526 mila copie al giorno, al 2018, dicembre su dicembre, ha perso 70 copie di 100 che ne vendeva. Per la precisione, ne ha venduto, in dicembre 2018, abbonamenti inclusi, 29 su 100. Esattamente come il cosiddetto mercato, sempre sommando vendite in edicola e abbonamenti. Nell’insieme, in questi 20 anni, il mercato ha perso un po’ più di due terzi delle copie, oggi se ne vendono 29 ogni cento vendute allora.

Repubblica ha performato invece un po’ peggio del diretto rivale, il Corriere della Sera, che ne ha venduto, nel dicembre 2018, abbonamenti inclusi, 32 su 100. È un misero confronto fra nobili decaduti, come contare le pezze che uno porta sui pantaloni. Ma andiamo avanti nella analisi.

Occorre qui una premessa. Nel consueto tabellone mensile che trovate sotto, ho utilizzato i dati forniti da Ads relativamente alle copie “pagate”, in sostanza edicola e abbonamenti. Questo perché nel 1998 non c’era ancora la distinzione fra copie vendute in edicola e abbonamenti. Di conseguenza, volendo confrontare la performance di oggi con quella di 20 anni fa, ho dovuto usare quei numeri.

Invece, nei confronti relativi agli ultimi anni, mi riferisco solo alle copie vendute in edicola, le copie pesanti che si pagano a prezzo pieno, senza beneficiare di prezzi promozionali o incentivi a qualsiasi titolo. Per questo, se confrontate i numeri che seguono qui sotto con la tabella che riporta tutte le testate, trovate una differenza di circa 10 mila copie per Repubblica, di 20 mila per il Corriere, un migliaio di copie per Fatto e Giornale.

Così ad esempio, in dicembre 2018, le copie vendute in edicola da Repubblica sono state 144.022, quelle pagate (abbonamenti inclusi) sono state 154.645; per il Corriere della Sera siamo a 184.464 in edicola, 201.051 includendo gli abbonamenti.

Mario Calabresi ha diretto Repubblica dal gennaio 2016 a oggi. Nel dicembre 2015 Repubblica ha venduto in edicola 214.949 copie, con un calo di più di 300 mila pezzi al giorno, sei copie su 10 vendute nel 1998. Questo, in 17 anni, l’effetto della direzione di Ezio Mauro (più mercato, crisi e quant’altro): in media 17 mila 600 copie all’anno. Calabresi risponde di tre mesi di dicembre, il 2016, il 2017 e il 2018. In questi tre anni Repubblica ha perso altre 71 mila copie, in media 23.666 copie. In questa lotta fra titani a chi perde più copie vince Mario Calabresi.

Vediamo in sequenza le copie vendute da Repubblica in dicembre fra il 2015 e il 2018, cioè durante la direzione Calabresi.

2015: (ultimo anno di Mauro): 214.949 copie, in calo dell’11,9% sul 2014.

2016: 196.641 copie con un calo di 18.308 copie, pari all’8,5%;.

2017: 156.205 copie con un calo di 40.436 copie, pari al 20%.

2018: 144.022 copie con un calo di 12.183 pari all’8%.

Totale dal 2015 al 2018 Repubblica ha perso 71 mila copie pari al 33%.

Quindi si può dire che Calabresi ha avuto una performance altalenante. Ha fatto meglio di Mauro il primo anno, poi ha preso una botta di 20 punti, ha ridotto il calo a meno della metà.

In parrocchia le spiegazioni sono tante e varie, mancano solo le scie chimiche, nessuno ricorda che a fine 2016 la sinistra è stata lacerata dall’infausto referendum di Renzi, con scissione del Pd incorporata.

Nello stesso periodo, dal 2015 al 2018 ecco come si sono evolute le vendite solo in edicola di Corriere della Sera, Fatto Quotidiano e Giornale, per ragioni diverse comparabili con Repubblica.

Corriere della Sera: ha perso 23.004 copie, pari all’11%.

Fatto: ha perso 6 mila copie, cioè il 17%.

Giornale: ha perso 26.151 copie pari al 36%.

Per chi ama questo genere di analisi, aggiungo il confronto fra il 2010 e il 2018, sempre riferito ai 4 giornali di cui sopra. Prendo il 2010 perché è il primo anno in cui la diffusione del Fatto è stata certificata da Ads. I numeri si riferiscono a vendite in edicola e abbonamenti assieme.

Repubblica è scesa da 382.796 copie a 154.645 con un calo del 60%.

Corriere della Sera: da 438.787 copie a 201.051 con un calo del 54%.

Fatto quotidiano: da 70.471 a 30.633, con un calo del 57%.

Giornale: da 166.273 a 47.322, con un calo del 71%.

A parte il gruppetto appena esaminato, come va il resto dei giornali in Italia? La risposta è monotona, mese dopo mese, anno dopo anno. Le copie dei quotidiani continuano a diminuire. In dicembre 2018 il calo è stato del 7,3 %, in linea col meno 7,4% di novembre e anche con i mesi di ottobre e settembre. Si sono vendute in edicola un dicembre 2 milioni e 34 mila copie, erano poco più di 2 milioni di copie anche nel novembre 2018, erano 2 milioni e 195 mila copie in dicembre 2017.

La domanda è quella di tutti i mesi, quando ci si mette a scrutinare i dati elaborati da Ads, l’istituto che da quasi mezzo secolo certifica tirature e vendite dei quotidiani in Italia: quando si arresterà la caduta? Quando i giornali chiuderanno, sopraffatti dalla mancanza di soldi?

Guardiamo questa serie di numeri. Sono le copie vendute, edicola e abbonamenti, in dicembre, rispettivamente negli anni

2018: copie 2.338.510 con un calo del 7,3% sull’anno precedente;

2017: copie 2.523.448 in calo del 9% sull’anno precedente;

2016: copie 2.776.688

2010: copie 4.838,851; in altri termini nel dicembre 2018 si sono vendute copie pari al 42 per cento del 2010, ossia ogni dieci copie vendute nel 2010 se ne sono vendute solo 4 nel 2018;

1998: copie 8.082.665; il che vuol dire che ogni 4 copie vendute vent’anni fa, nel 2018 se ne è venduta solo una.

Tutta colpa di internet, del mercato, del destino? Potrei scriverci un trattato ma vi risparmio.

Che ci sia qualcosa di più, inclusa l’incapacità di editori e direttori di adeguarsi alla evoluzione del mercato, lo conferma un dato fra i tanti che pubblico in questa pagina. Accanto a ciascuna testata c’è la percentuale di copie vendute nel 2018 rispetto a 20 anni fa. Come potete constatare, ci sono notevoli differenze, fra chi ha performato peggio, chi meglio e chi sta in mezzo.

Ricordiamo le cifre chiave. Il mercato in questi vent’anni ha perso il 71 per cento delle vendite, o, se preferite, nel dicembre 2018 si sono vendute 29 copie di 100 che se ne vendevano nel 1998.

Peggio del mercato hanno fatto il Giornale di Sicilia (vende 19 copie su 100 di allora), il Sole 24 Ore (20 copie su 100), il Tempo di Roma (23 copie su 100: come il Giornale di Berlusconi e Sallusti).

C’è però chi ha fatto meglio. In testa c’è il Dolomiten, che continua a vendere 86 copie sulle 100 che vendeva 20 anni fa. Anche se non capite il tedesco, basta che diate un’occhiata a come gli Ebner, editori del Dolomiten e da poco anche dell’Alto Adigedi Bolzano e dell’Adige di Trento, in italiano, siano dei bravi editori perché, oltre a essere gente seria e affidabile, fanno prima di tutto gli editori, capite che questo è un mestiere diverso. Sarà una coincidenza, come cantava Battisti, ma è un fatto che l’Alto Adige, che in questi 20 anni, in prevalenza a gestione Espresso, ha perso il 62 per cento delle copie, perdendo l’11 per cento nel solo 2017, nel 2018 registrava in dicembre un calo più che dimezzato, del 4,5%. Bisogna darsi atto che mandare un napoletano della provincia da Paese Sera a dirigere un giornale al confine estremo Nord Est in terre irredente non fu una idea troppo felice.

Dopo il Dolomiten viene l’Adige di Trento, con il 73% di copie sopravvissute; è entrato ora nella scuderia Ebner, vedremo se saranno bravi anche fuori dei confini sudtirolesi. Seguono il Messaggero Veneto di Udine, col 70% di copie rimaste, e la Nuova Venezia, con 67%.

In mezzo ci sono tutti gli altri giornali, le tabelle sono a vostra disposizione.

Quotidiani
nazionali

Dicembre   2018

Dicembre 2017Dicembre 2016
Dicembre 1998
Corriere Sera 201.051 209.567232.828 625.199
Repubblica 154.645 168.411 211.574 526.052
La Stampa120.576137.680 146.747 362.663
Il Giornale 47.322 55.234 62.866206.119
Il Sole 24 Ore 75.840 84.946102.592 370.609
Il Fatto  30.633 33.160 39.31265.564 (2010)
Italia Oggi19.756 23.057 29.296 54.164
Libero 25.258 24.501 26.301 —–
Avvenire 101.92193.882 103.945 101.883
Il Manifesto 8.167 8.460 9.798 25.447
La Verità  21.884 20.438 25.936 —–

Quotidiani locali:

Quotidiani
locali
Dicembre 2018Dicembre 2017Dicembre 2016Dicembre 1998
Resto del Carlino 88.13493.450 100.448 184.914
Il Messaggero 83.819 88.258 102.806 270.020
La Nazione 64.43768.265 74.807 149.250
Il Gazzettino 44.770 46.655 51.889 135.157
Il Secolo XIX 36.759 40.438 43.172 118.215
Il Tirreno 32.405 36.378 40.055 86.028
L’Unione Sarda 32.688 34.552 37.540 62.092
Dolomiten38.08140.48141.93043.836
Messaggero Veneto 35.662 39.906 50.722 50.722
Il Giorno 47.161 44.271 42.562 81.699
Nuova Sardegna 28.810 30.465 33.872 59.679
Il Mattino 28.909 31.603 36.689 90.994
Arena di Verona 29.604 31.588 33.834 49.504
Eco di Bergamo 31.838 34.092 35.892 54.577
Gazzetta del Sud 17.142 19.794 22.063 53.091
Giornale Vicenza 26.852 27.929 29.896 43.974
Il Piccolo 19.453 21.380 23.001 45.962
La Provincia (Co-Lc-So) 20.157 21.437 23.752 40.627
Il Giornale di Brescia 24.554 25.741 27.451 53.927
Gazzetta del Mezzogiorno 18.784 19.493 20.935 56.438
Libertà 17.326 19.266 20.796 33.128
La Gazzetta di Parma25.167 26.560 28.137 45.951
Il Mattino di Padova 15.653 17.789 19.091 27.874
La Gazzetta di Mantova 17.764 19.319 20.684 36.595
Il Giornale di Sicilia 12.443 13.90415.295 63.097
La Sicilia 16.320 17.265 17.365 45.927
La Provincia di Cremona 12.916 13.874 14.613 23.423
Il Centro 10.726 11.167 12.485 21.298
Il Tempo 14.372 16.357 15.33262.014
La Provincia Pavese 10.075 11.482 12.956 25.171
Alto Adige-Trentino 13.914 14.564 16.363 36.146
L’Adige 17.703 18.936 19.66423.544
La Nuova Venezia 7.013 7.926 7.839 10.389
La Tribuna di Treviso 9.434 10.801 11.123 16.918
Nuovo Quot. di Puglia 8.694 9.286 10.234 18.579
Corriere Adriatico 11.833 12.729 13.98424.962
Corriere dell’Umbria 9.113 10.294 10.236 23.840
La Gazzetta di Reggio 7.771 8.783 9.256 14.614
La Gazzetta di Modena 6.710 7.451 7.829 11.984
La Nuova Ferrara 5.500 6.279 6.471 12.288
Quotidiano del Sud 4.884 5.070 6.335 —–
Corriere delle Alpi 4.468 4.776 4.932 —–
Quotidiano di Sicilia 6.044 6.408 4.623 —–
Il Telegrafo 942 1.157 —– —–

Nell’ultima tabella mettiamo insieme i dati di vendita (sempre in edicola) dei quotidiani sportivi, separando i risultati dell’edizione del lunedì, che è sempre quella più venduta.

Quotidiani
sportivi
Dicembre 2018Dicembre 2017Dicembre
2016
Dicembre 1998
Gazzetta dello Sport Lunedì 137.847 154.406157.997 542.201
Gazzetta dello Sport 133.999 147.206 149.807 331.673
Corriere dello Sport  64.567 75.735 83.172 217.140
Corriere dello Sport Lunedì 71.775 85.734 101.478 328.949
Tuttosport  44.620 49.247 53.415 85.351
Tuttosport Lunedì 44.780 49.715 61.565108.474

Perché insistiamo sulle vendite in edicola e teniamo distinte le copie digitali? Per una serie di ragioni che è opportuno riassumere.

1. I dati di diffusione come quelli di lettura hanno uno scopo ben preciso, quello di informare gli inserzionisti pubblicitari di quanta gente vede la loro pubblicità. Non sono finalizzate a molcire l’Io dei direttori, che del resto non ne hanno bisogno.

2. Le vendite di copie digitali possono valere o no in termini di conto economico, secondo quanto sono fatte pagare. Alcuni dicono che le fanno pagare come quelle in edicola ma se lo fanno è una cosa ingiusta, perché almeno i costi di carta, stampa e distribuzione, che fanno almeno metà del costo di una copia, li dovreste togliere. Infatti il Corriere della Sera fa pagare, per un anno, un pelo meno di 200 euro, rispetto ai 450 euro della copia in edicola; lo stesso fa Repubblica.

3. Ai fini della pubblicità, solo le vendite delle copie su carta offrono la resa per cui gli inserzionisti pagano. Provate a vedere un annuncio sulla copia digitale, dove occupa un quarto dello spazio rispetto a quella di carta.

Il confronto che è stato fatto fra Ads e Audipress da una parte e Auditel dall’altra non sta in piedi. Auditel si riferisce a un prodotto omogeneo: lo spot, il programma. Le copie digitali offrono un prodotto radicalmente diverso ai fini della pubblicità.

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