Venezia è una specie di luna park per migliaia di turisti che a ogni minuto affollano le sue calli e si accalcano sui suoi ponti e i veneziani non ne possono più. Vogliono bloccare i turisti, vogliono che si faccia qualcosa e se la prendono col nuovo sindaco legge e ordine, Luigi Brugnaro, che hanno appena eletto e che non sembra molto incline a mantenere le sue promesse elettorali. Il presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia, anche se della stessa coalizione ci ha messo subito il cappello sopra invocando il Daspo per i vandali.
L’ha messa giù bene un parroco veneziano, don Natalino Bonazza, che è stato parroco quattordici anni della chiesa di San Salvador, in una delle zone più “assediate” dai turisti:
“Pensate alle due gradinate del sagrato della chiesa di San Salvador. Ogni anno ho vissuto il mese di agosto come un mese di abbandono della città al bivacco, allo svacco e allo stravacco. Capisco l’insofferenza di chi resta, trovo ingiustificabile l’insufficienza di intervento dell’Amministrazione locale. Faccio una domandina impertinente: quanti dal sindaco all’ultimo agente di polizia municipale sono attualmente in ferie?”.
I veneziani sono indignati, furibondi con i turisti. C’è chi si tuffa nei canali, c’è chi si cala i pantaloni per le sue necessità, chi sfila davanti alle vetrine lussuose in costume da bagno, chi bivacca all’ombra del campanile di San Marco. Venezia è ridotta a una stalla? Ad aggiungere al danno la beffa ci si sono messi anche i ciclisti, che hanno trasferito in questo gioiello della architettura la loro arroganza e sfrecciano nelle calli affollate incuranti della incolumità altrui.
Non c’è da meravigliarsi se sui muri del sestiere di Castello sono apparsi dei manifestini con scritto:
“Tourists go away. You are destroying this area”.
Non esageriamo, per carità. I veneziani sono lamentosi per natura, come i genovesi, come quelli che per un migliaio di anni hanno prosperato senza troppo faticare, di commerci e poi di sussidi. Certo andar per mare è duro e rischioso, ma lavorare nei campi o nelle fornaci è altra cosa.
Se i turisti girassero le spalle a Venezia, ci sarebbe da ridere di fronte ai nuovi piagnistei.
Una cinquantina d’anni fa era esplosa la grande crisi di Venezia. La grande crisi dell’industria, le grandi ristrutturazioni, l’avevano quasi svuotata. Film, canzoni (Aznavour) celebrarono il funerale. Ma Venezia non morì, furono bravi i veneziani che sfruttarono la loro unicità e trasformarono Venezia in un gioiello di archeologia vivente. Italiani e stranieri in questi anni si sono comprati casa, i turisti sono arrivati sempre più numerosi.
Molti non si rendono forse nemmeno conto di dove si trovano e pensano si tratti di una copia della copia di Las Vegas.
Qui probabilmente risiede l’origine dello scandalo. Però in fondo ai veneziani dovrebbe dirgli bene: per 2 toast, due té. due caffé e una mezza minerali ti fanno pagare più di 70 euro in piazza San Marco.
A fronte di prezzi esorbitanti per qualsiasi bene di prima necessità, Venezia offre ben poco in termini di servizi alle migliaia e migliaia di turisti della mutua, quelli che prima di spendere un mezzo euro si fanno bene i loro conti. Per fare pipi in un bar, come capita spesso agli anziani e ai bambini, ti possono ballare decine di euro in un giorno.
I turisti hanno le loro ragioni e i loro diritti, ma per i veneziani vale la regola aurea: almeno una volta nella vita a Venezia ci dovete venire, quindi pagate. Non tornerete più? C’è almeno un miliardo di persone in lista d’attesa”.
La situazione è seria e dal punto di vista igienico sanitario può diventare esplosiva. Forse non siamo ai livelli toccati nel 1989 dal concerto dei Pink Floyd in piazza San Marco, quando 100 mila giovani trasformarono la città in una immensa latrina a cielo aperto. Cosa potevano fare? I ricchi e quelli che potevano avevano seguito il concerto da barche ancorate nel Canal Grande, per la massa, porte chiuse, bar e ristoranti sprangati, zero assistenza e servizi dal Comune.
Siamo in estate, a Venezia imperversano i topi e masse di turisti che i veneziani considerano barbari.