Viaggio nel tempo: lo faccio ogni volta che passo da una stanza con l’aria condizionata a una senza. Ogni volta che metto qualcosa in frigorifero. Ogni volta che guardo un film sul computer.
Mi fermo a questi tre esempi ma l’elenco può essere molto lungo. Cominciando con la cura della salute. Ci possiamo lamentare delle liste d’attesa, figlie della cattiva organizzazione e delle spinte corporative, ma non possiamo negare il progresso compiuto dalla medicina. 20 anni fa un neonato di 500 grammi prematuro di 5 mesi non aveva speranze, oggi è una creatura adolescente che balla e nuota.
Restando in campi più banali, la memoria torna a quegli anni in cui l’aria condizionata non esisteva ancora. Per contrastare il grande calore notturno si dormiva con la testa dalla parte dei piedi perché sembrava che li fosse meno forte il calore.
Negli anni 50 in Italia nessuno aveva l’aria condizionata, solo un mio amico il cui padre siciliano aveva sposato una del mio quartiere, appunto sua madre, e aveva portato dall’America una bellissima Cadillac e l’aria condizionata.
Faccio un viaggio nel tempo ogni volta che cerco qualcosa su Google e ricordo quando ero ragazzino come ho imparato a navigare sulle le pagine del Novissimo Melzi, vocabolario bellissimo che mi ha accompagnato per un pezzo della vita e mi ha fatto scoprire una catena letteralmente (il risultato di una ricerca portava ad una nuova parola che portava ad un’altra: così scoprii Mendeleiev e il sesso) di mondi nuovi.
Ora tutto questo è passato e in una frazione di secondo ho sul telefonino i risultati di ore e giorni di ricerche sui libri.
Compio un viaggio nel tempo ogni volta che vedo qualcuno con in mano un giornale di carta.
Passando in Vico Falamonica a Genova, presso la sede del giornale il Secolo XIX, ogni volta provavo una sublime emozione sentendo il suono dei caratteri che cadevano nelle Linotype.
Ero più grande quando fui in condizione di frequentare un giornale, l’odore della tipografia il piombo sciolto nelle macchine mi dava una grande emozione. Compravo la Gazzetta dello Sport che all’epoca era stampata nella rotativa in piazza Cavour a Milano dove si stampava anticamente il Popolo d’Italia di Mussolini: era una vecchia rotativa e la pagina della gazzetta era intrisa di inchiostro, era un profumo che nessuna droga avrebbe potuto superare.
Oggi a malapena leggo i giornali online. E questo vale anche per i libri. Ho parecchi libri in casa ma alla fine ne avrò 300 su questo telefonino su cui adesso lavoro e me li porto dietro e con tutto comodo si sfoglia con un dito, si si legge anche al buio.