Volo Etihad 183, cronaca e diritto d’autore, nebbia a Abu Dhabi e in Europa

Volo Etihad 183, cronaca e diritto d'autore, nebbia a Abu Dhabi e in Europa
Nebbia sull’aeroporto di Abu Dhabi, spunto per un caso di cronaca e di copyright

ROMA – Un viaggio da Abu Dhabi a San Francisco durato 28 ore invece delle previste 16, con 12 ore passate sulla pista di Abu Dhabi in attesa del decollo del volo Etihad  183, causa nebbia, offre lo spunto per qualche riflessione in materia di informazione e giornalismo. Ricostruendo la catena della notizia, si vede quanto sia scivolosa la posizione di quegli editori che reclamano il copyright a ogni costo su tutti gli articoli pubblicati. Diritto d’autore sulla notizia? sulla sua estensione? sulla lingua?

Chi copia chi? Dove si fissa il paletto della proprietà? Sulle notizie? Sull’involucro in cui sono avvolte le singole notizie? Sulla aggregazione complessiva delle notizie che costituisce il giornale stampato, frutto di una elaborazione collettiva dell’ingegno e della professionalità giornalistica?

L’analisi appare ancor più interessante alla luce di quanto sta accadendo, come racconta Alessandro Oppes su Repubblica, in Spagna e in Germania, dove la guerra degli editori a Google si sta traducendo in debacle e umilianti ritirate.

La notizia da cui tutto parte. A Abu Dhabi ai primi dell’anno c’era la nebbia. Chi l’avrebbe mai detto, ma è così. Molti voli, 20, sono stati cancellati, i passeggeri hanno invaso il terminal e la Etihad, nuova padrona dell’Alitalia, ha trattenuto i passeggeri del volo 183 a bordo, dicono per non aumentare il caos a terra. Risultato infernale per quei poveretti, imprigionati nell’aereo, con la speranza, alimentata di mezz’ora in mezz’ora, che si partisse. Invece sono passate 12 ore prima del decollo e del volo, durato altre 16 ore.

Il grave ritardo, la crescente ansia dei parenti dei passeggeri in attesa a San Francisco, all’arrivo del volo sono diventate notizia che ha fatto il giro del mondo. Google propone oltre 500 articoli sui siti di tutto il mondo. La data è il 4 gennaio.

Sul Messaggero di Roma, in data 5 gennaio, la brava Stefania Piras rilancia la notizia, che, a parte la definizione di odissea per un viaggio in aeroporto, è esemplare e corretto:

“Lunghissimo weekend per i passeggeri di Etihad, protagonisti di due episodi di ritardo e disagi. Su Google la compagnia degli Emirati che ha associato il suo nome ad Alitalia appare in queste ore in combinazione con San Francisco. Il binomio Etihad-San Francisco è cliccatissimo per la storia del volo 183: centinaia di viaggiatori che sono rimasti per 12 ore fermi sulla pista, lamentando mancanza di cibo e informazioni, come ha riportato l’agenzia AP.
Il volo da Abu Dhabi a San Francisco si è trasformato così in un’Odissea di 28 ore complessive. Colpa della nebbia che ha invaso la città di Abu Dhabi e di conseguenza ha causato un ritardo di mezza giornata. Una volta atterrati i passeggeri, che già si erano abbondantemente sfogati sui social network, hanno raccontato i disagi alla stampa. La frustrazione maggiore deriverebbe, oltre che dall’attesa infinita chiusi in aereo, dalle informazioni poco chiare che sono state date con il contagocce annunciando la partenza ogni quarto d’ora, per dodici lunghissime ore (nella foto scattata da un passeggero, Mittal Perekh, si vedono i passeggeri impazienti e in piedi, in attesa del decollo). […]
Ma quasi contemporaneamente ai disagi dei passeggeri bloccati sul volo 183, un altro aereo Etihad ha dovuto subire un lunghissimo stop. Si tratta del volo EY 23 per Düsseldorf. Stavolta, la causa non era il maltempo ma la morte di un 73enne a bordo del velivolo. L’aereo è stato dirottato a Vienna e ha accumulato un ritardo di 13 ore”.
La mattina del 7 gennaio, Repubblica, riporta questa notizia, siglata (f.r.):

“DISAGI ANCHE SUL VOLO PER DUSSELDORF

Abu Dhabi-San Francisco in 28 ore colpo all’immagine di Etihad
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NEW YORK . Se questo è il nuovo modello per l’Alitalia, c’è da aver paura. Etihad, la compagnia degli Emirati Arabi Uniti che di recente è diventata azionista del vettore italiano, è incappata in una serie di disastri micidiali per la sua immagine. Negli Stati ha avuto ampia risonanza l’odissea dei passeggeri diretti da Abu Dhabi a San Francisco, e bloccati per 12 ore in un apparecchio fermo sulla pista dello scalo di partenza, senza poter scendere.
È accaduto sul volo Etihad 183, il cui viaggio dal Golfo Persico alla California è durato alla fine 28 ore. Di cui quasi la metà a terra, con disagi e disservizi enormi. «Continuavano a dirci che stavamo per decollare, che saremmo partiti entro 15 minuti, entro 20 minuti, entro mezz’ora, e questo è durato 12 ore», ha raccontato il passeggero Thomas Piani una volta sbarcato a San Francisco.
[Non è il corrispondente di Repubblica ad avere parlato con Thomas Piani, che è citato dalle agenzie di stampa e la citazione circola sul web: “They kept telling us that we were going to leave, you know 15 minutes from now, 20 minutes from now, 30 minutes for now, for 12 hours,” said passenger Thomas Piani].
Anziani, bambini, nessuno è stato autorizzato a scendere dall’aereo. E a bordo mancavano cibo e bevande a sufficienza per reggere 12 ore consecutive sulla pista di rullaggio. E a qualcuno è andata peggio. Su un altro volo Etihad, EY23 da Abu Dhabi a Dusseldorf, l’attesa dentro l’apparecchio immobile sulla pista era durata 13 ore. E dopo il decollo un passeggero di 73 anni era morto in volo. Con conseguente arrivo a destinazione dopo ben 30 ore di volo. La débacle di Etihad coincide con una disillusione generale verso le nuove star del trasporto aereo basate nel Golfo Persico. Le campagne pubblicitarie glamour, con lancio delle “cabine” di prima classe da 20.000 dollari, non coincidono sempre con la qualità del servizio per la maggioranza dei passeggeri che vola in turistica”.
La nebbia + scomparsa, si diffonde una astiosità che sfuma la cronaca. Ma le domande di fondo sono: chi ha copiato chi? dove si ferma il copyright?
Joseph Conrad prendeva ispirazione per i suoi romanzi dalla cronaca, conservava con cura in tante cartelle ritagli di giornale le cui notizie poi elaborava, ricreava. rigenerava. Quanto sarebbe oggi il copyright di quei giornali rispetto alla fantasia di Conrad?
Joseph Conrad forse direbbe: la notizia è di tutti, la scrittura è mia, tenuto conto che quelle notizie si sono del tutto sciolte e disperse nella rigenerazione della mia creatività. Ma per le notizie dei giornali, dove sta Conrad?
La batracomiomachia degli editori contro Google è sintetizzata così da Alessandro Oppes:
“C’era l’urgenza, e nessuno la metteva in discussione, di salvaguardare i contenuti protetti dal diritto d’autore. […] Però, alla fine, il risultato non soddisfa neppure il governo del Partito Popolare di Mariano Rajoy che, approfittando della sua maggioranza assoluta alle Cortes, ha varato in perfetta solitudine la nuova legge sulla “proprietà intellettuale”, appena entrata in vigore. […]
Già ancor prima della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, la nuova legge spagnola aveva cominciato a far discutere, provocando un vero terremoto con la decisione di Google News, a metà dicembre, di smantellare il proprio portale iberico, primo caso al mondo. Uno dei punti più controversi della normativa è infatti la cosiddetta Google Tax (qui conosciuta anche come “canone Aede”, dalla sigla dell’Associazione editori di giornali che l’avevano sollecitata con forza): la compensazione economica dovuta agli editori per lo sfruttamento dei loro contenuti nell’ambito degli aggregatori di notizie su Internet. […]
Ora, in Spagna, gli stessi editori che avevano sollecitato l’applicazione della tassa cominciano ad assistere con preoccupazione al crollo verticale delle visite ai loro siti dopo l’abbandono di Google News. […]
In Germania gli editori hanno finora rinunciato a esigere l’applicazione della Google Tax per non essere penalizzati in termini di traffico dei loro siti, l’Italia che sembra ancora lontana dall’individuare una soluzione, nonostante l’impegno di Renzi a intervenire nel corso del semestre di presidenza Ue.
 Ma a questa norma controversa se ne aggiungono altre. La nuova legge prevede multe salatissime – fino a 600mila euro – per le web che violino il copyright. Il testo include nella lotta alla pirateria anche le pagine di link che forniscono l’accesso a siti nei quali sono ospitati contenuti non autorizzati, oltre agli inserzionisti e ai servizi di pagamento online che collaborino con queste web. Una minaccia che ha indotto anche migliaia di autori di blog personali a smantellare i propri siti, per timore di rappresaglie legislative spropositate”.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie