Se anche Woody Allen cade sullo stereotipo italiano

ROMA – Se anche Woody Allen cade sullo stereotipo italiano e ci condanna a un filmetto mediocre pieno zeppo di luoghi comuni, significa che siamo ridotti alla frutta. Se anche un grande regista, autore di film memorabili, infarcisce la sua pellicola fatta “per amore di Roma” del vigile che parla coatto, della meriodionale col coltello in mano, del ragazzetto scemo e “comunista”… significa che la nostra reputazione nel mondo non è cambiata. Nemmeno con Mario Monti.

Siamo e rimarremo sempre, almeno agli occhi degli osservatori esterni, come un popolo fondato solo su tre principi: sole, spaghetti e mandolino.

Il fallo però, spiace dirlo, questa volta non è nostro, che semmai soffriamo la sindrome del perdente, deriso dagli altri ma che pensa di essere chissà chi. Questa volta l’errore è dell’osservatore americano: e spiace che sia proprio Woody Allen. Il suo film “To Rome with love” non è altro che un enorme luogo comune che ci schematizza e condanna con troppa faciloneria. C’è il vigile che parla romanaccio e che ingarbuglia il traffico; c’è la donna meridionale che sembra uscita da un film anni’30, che non sa una parola di inglese e che brandisce un coltello come difesa; c’è la coppia di Pordenone che sembra scesa dalla montagna del sapone versione 1950; c’è il ragazzetto “comunista” ma dalla mentalità chiusa; ci sono i giornalisti che fanno domande stupide al tipo qualunque che diventa famoso non si sa perché; c’è il ladro, “ovviamente” meridionale; c’è il popolano romano in canottiera sdrucita che si affaccia alla finestra su piazza di Spagna (tra l’altro scena inverosimile visto che in centro ormai ci sono solo ricchissimi e stranieri).

Infine c’è il tenore, unica nota geniale del film. Ma anche nel suo personaggio arriva la stoccata agli italiani: l’unico personaggio positivo di tutto il film, l’unico che in qualche modo ha successo fa sì il tenore (seppur per caso, visto che in realtà è un becchino) ma riesce a cantare bene solo sotto la doccia…

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