Il “giro” di soldi da Regione Lazio a Comune di Roma escogitato da Nicola Zingaretti per aiutare il compagno di partito Ignazio Marino sarà stato pensato certamente in uno schema di legalità. Ma resta una cosa indecente e conferma che chiunque sia al potere prima pensa ai propri interessi di partito e di casta, poi a quelli dei cittadini. Come cittadini o come contribuenti, siamo solo mucche o meglio pecore da mungere e tosare e carne da macello.
Lo schema in cui si muove Zingaretti è stato illustrato su Repubblica domenica 20 ottobre da Carlo Picozza, che in estate aveva già messo in imbarazzo la Giunta Regionale anticipando gli aumenti di Irpef per il Lazio imposti dallo Stato e decisi da Zingaretti per coprire i buchi della Sanità. Quei soldi sembra siano troppi rispetto alle esigenze. Cosa fa un buon amministratore pubblico rispettoso dei suoi elettori: blocca le tasse o restituisce i soldi. Cosa fanno da noi? Pagano i debiti di una città dove vieve, dell’intera regione, solo una parte della popolazione.
Il quadro è complesso, perché ci si deve districare fra concetti ostici e contrastanti come deficit e debiti su cui la propaganda dei politici a volte gioca un po’.
Seguiamo la sequenza di Picozza. La Regione Lazio ha
1. incassato dal ministero dell’Economia un prestito da 930 milioni,
2. uno da 832
3. uno da un miliardo 363 milioni e ora
4 un anticipo sul 2014 di 665 milioni.
Questi 665 milioni vanno sommati agli 832 di cui al punto 2, con un totale di 1,497 miliardi, destinati alla sanità per il pagamento di una parte del debito, che le Asl hanno con i fornitori di beni e servizi sanitari (l’esposizione totale delle Asl è stata stimata nel giugno scorso dalla corte dei Conti in 7 miliardi). Il resto, scrive Carlo Picozza, dovrà onorare i debiti con il resto dei creditori e con gli enti locali sub-regionali.
“Dalla Cisl Lazio, il segretario generale Mario Bertone, indica un possibile tesoretto alla Giunta regionale, che nel 2015 dovrà cimentarsi con un debito complessivo di oltre 15 miliardi: «Si potrebbero rastrellare altri 238 milioni di euro». Come? «Con l’opportunità data dal decreto 120, la cosiddetta manovrina, che consente di utilizzare il saldo tra il deficit sanitario e il gettito assicurato dall’aumento dell’addizionale Irpef e dell’aliquota Irap».
Invece, pare di capire, quel denaro sarà girato a Roma. Prosegue Picozza:
“A conti fatti, le entrate dell’imposizione regionale su famiglie e imprese ammontano a 868 milioni all’anno; il deficit medio dell’ultimo biennio (come indica il decreto) è stimato in 630 milioni. Ecco dunque i 238 milioni pronti alla boa. Per liberarli però, indica Bertone, «occorre che il governatore Nicola Zingaretti, nelle vesti di commissario di governo alla Sanità regionale, approvi al più presto i programmi operativi 2013-2015».
“Sono gli atti sui quali far camminare il Piano di rientro dal deficit della sanità: quei decreti, più volte sollecitati dai dirigenti tecnici dei ministeri di Economia e Salute, che il commissario dovrebbe varare. Su quali materie? Sul riordino della rete ospedaliera con tagli di altri mille posti letto (oltre agli oltre 3 mila già cancellati); sui protocolli di intesa con i cinque policlinici universitari pubblici (Umberto I, Sant’Andrea, Tor Vergata) e privati (Gemelli e Campus Biomedico); sulla proroga del blocco del turnover e sulla rimodulazione (aumento) dei ticket per le visite specialistiche.
“Se la sentirà Zingaretti di procedere? O rinuncerà ai 238 milioni continuando a fare spallucce agli strattoni del cosiddetto Tavolo di verifica del Piano di rientro? «Il presidente », indica Bertone, «convochi i sindacati per aprire un confronto sui programmi operativi e sulle misure conseguenti».
“I quasi quattro miliardi di prestito (tre miliardi 790 milioni) del ministero dell’Economia alla Regione oltre che alzare il debito a più di 15 miliardi, comporteranno un aumento della rata di ammortamento che passerà dagli attuali 912 milioni all’anno a oltre un miliardo e 300 milioni. Come sarà coperta l’esposizione aggiuntiva? Con l’aumento, dall’anno prossimo, dell’addizionale Irpef come Zingaretti con tanto di decreti si è impegnato a fare e come ha anticipato Repubblica già all’inizio del luglio scorso”.