ROMA – Pier Luigi Bersani si accorda con Pdl e Scelta Civica su Franco Marini. Ma Pier Luigi Bersani “dimentica” di accordarsi con il Pd, almeno con l’area renziana del Pd. E ora, ed è il meno, traballa la candidatura di Marini. Quel che è peggio è che traballa come non mai il Pd tutto. Perché Matteo Renzi, che su Marini si era esposto non può tornare indietro e subito affonda: “Noi Franco Marini non lo votiamo, meglio Rodotà”. E “fare il nome di Marini è un dispetto al Paese”.
I renziani fanno sapere che non voteranno Marini (e sono 51) e oltre a loro anche altri 40 nel Pd sono contrari alla sua candidatura, tanto che all’assemblea Pd hanno votato contro.
Neppure il tempo di un sospiro di sollievo, quello dell’accordo raggiunto neppure troppo in extremis e il Pd torna sull’orlo del baratro. “Noi non siamo franchi tiratori – le parole di Renzi – ma ci opponiamo a questa scelta alla luce del sole. Marini non lo votiamo”. Parole nell’aria dai primi istanti successivi all’accordo. Mentre agenzie e siti lanciavano la notizia della quasi candidatura di Marini, infatti, i renziani si riuniscono e i segnali che trapelano all’esterno sono tutt’altro che confortanti. “Una dichiarazione di guerra” è la frase che raccoglie il tg di La7.
Lo strappo è inevitabile e si consuma subito dopo con le parole di Renzi. Inevitabile per un aspirante leader che tutto può tranne che rimangiarsi in toto quanto detto su Marini appena qualche giorno prima, quando lo definì “modello di quello che non va eletto al Quirinale”. Bersani lo sa e lo “dimentica” o forse confida nella “ragion di stato” di Renzi. Ma Bersani sbaglia calcoli. E quindi è tutto di nuovo da rifare.
Renzi intanto già pensa al dopo e si auto candida da Daria Bignardi. ”Vorrei fare il premier- dice – sì, ma passando dalle elezioni, non dagli inciuci”. E poi: ”Io sono assolutamente convinto che il Pd sia sempre il mio partito, mi domando se sia il loro”.
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