ROMA – Circa un centinaio di colombiani si sono riuniti nel cuore di Roma nel tardo pomeriggio di venerdì 26 luglio per un annunciato flashmob contro le uccisioni dei leader sociali che avvengono in Colombia, omicidi di indigeni che protestano contro l’usurpazione delle loro terre, sindacalisti, ex guerriglieri, leader di comunità che lottano per i diritti civili e sociali nelle zone più povere del paese, avvocati, giornalisti, semplici attivisti e oppositori politici. Omicidi che sono aumentati in maniera preoccupante dopo la firma di pace con i guerriglieri delle Farc avvenuta del 2016.
Sotto la Colonna Traiana e di fronte alla chiesa di Santa Maria di Loreto, la comunità colombiana che vive a Roma ha voluto aderire ad una manifestazione che si è svolta in contemporanea nelle città delle Colombia e in molte altre parti del mondo.
“Più di 700 leader sociali e difensori dei diritti civili assassinati in Colombia”. Questo lo striscione che ha aperto la manifestazione. “Fermiamo il genocidio dei leader sociali”, “non più morti”, “che la pace non ci costi la vita” sono alcuni degli slogan urlati al microfono dai partecipanti.
Allo scoppio di alcuni proiettili simbolici, una quindicina di persone hanno rappresentato quello che accade in Colombia, ossia sentirsi minacciati, assediati o essere uccisi. Le “vittime” si sono sdraiate a terra immobili e sono state ricoperte da lenzuoli bianchi e fiori.
E’ stato rappresentato il dolore di una madre che piange la morte del proprio figlio. Ci sono però anche figli che piangono la madre come nel caso di María del Pilar Hurtado, una leader comunitaria di Tierralta, Córdoba, il cui omicidio di fronte ai suoi figli ha scioccato la Colombia costringendo anche il presidente di destra Iván Duque ad esporsi.
Unendo il canto della madre al battito del cuore, le “vittime” nel frattempo ricoperte dalla bandiera della Colombia, si sono rialzate ed hanno sfilato sulla piazza sotto i colori giallo blu e rosso.
Alla mobilitazione hanno partecipato diversi rappresentanti di associazioni e organizzazioni italiane che fanno parte di reti internazionali che lottano la difesa dei diritti umani. Ad organizzare la mobilitazione è stato il movimento Defendamos la Paz e diversi gruppi della società civile colombiana.
Manifestazioni in Colombia e in tutto il mondo
Oltre che a Roma, manifestazioni si sono tenute in decine di città colombiane, in Spagna, Germania, Dubai, Australia, Svizzera, Francia, Austria, Stoccolma e Oslo (qui il video).
“Ci stanno uccidendo ma nascono semi di vita e dignità”, ha detto Luis Acosta mentre camminava verso piazza Bolivar nella capitale Bogotà piena di manifestanti.
Il presidente colombiano Ivan Duque si è unito a una manifestazione a Cartagena ma è stato deriso da parte della folla.”Oggi siamo uniti nella lotta contro la violenza e il traffico di droga, che ha alimentato i gruppi armati organizzati che hanno attaccato i leader sociali nel paese”, aveva detto il presidente in precedenza, aggiungendo che il numero delle vittime è in diminuzione e che il suo obiettivo è raggiungere lo zero.
Duque, nei suoi discorsi parla di “gruppi armati organizzati” e non nomina mai le organizzazioni paramilitari che hanno preso il controllo di larga parte del Paese dalla firma degli accordi di pace con le Farc. Si tratta di gruppi semi-clandestini conniventi con una parte della politica colombiana che impongono la loro legge con le armi e con le minacce, che chiedono il pagamento del pizzo alle comunità locali e che si occupano della gestione del narcotraffico. Tra loro ci sono decine di condanne per omicidio e strage. Oggi sono i principali indiziati della morte degli attivisti.
(Fonte Facebook, Sputnik News. Foto e video Blitz Quotidiano)