ROMA – Sono in corso a Roma, nella sede dell’Fnsi di corso Vittorio Emanuele II, gli stati generali dell’editoria. Presenti anche il premier Conte e il sotosegretario all’editoria Vito Crimi.
Uno dei temi toccati è ovviamente l’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria, cavallo di battaglia di M5s che però sta mettendo in crisi alcune testate locali e storiche come Il Manifesto e Avvenire.
“Se l’idea è continuare a pensare che l’unica forma per sostenere l’editoria è il contributo diretto non ci siamo – ha detto Crimi -. Dobbiamo guardare al futuro, il mondo sta cambiando. Possiamo dare un contributo diretto per 10 anni e tra 10 anni staremo di nuovo qui a parlare di un settore in crisi. Bisogna dare un taglio al modello che è stato utilizzato fino ad adesso e creare un modello nuovo per il rilancio del settore, non per farlo bivaccare ancora per un po’ di tempo”.
Crimi ha affermato che “serve il sostegno dello stato al pluralismo”, ma vanno cambiate le modalità. “Il fondo per il pluralismo non è stato toccato – ha sottolineato Crimi nell’intervento conclusivo della giornata inaugurale degli Stati generali dell’editoria -. E’ lì intatto e rimane. Sui contributi diretti non abbiamo fatto un taglio lineare. Permane uno zoccolo duro di 500 mila euro che serve a tutelare le realtà più piccole”.
Poi a margine il sottosegretario è entrato nel dettaglio. “Per quelli che prendevano 6 milioni di euro, che è una cosa indecente, o quelli che prendevano 5 milioni o 4 milioni, che sono giornali nazionali che facevano una concorrenza sleale, abbiamo deciso di fare un taglio progressivo tra la differenza di 500 mila euro e la cifra spettante – ha affermato -. Il residuo che viene risparmiato può essere destinato ad altre forme di sostegno: ad esempio i bandi per l’innovazione tecnologica che sono stati fatti in passato e poi non più. Possiamo promuovere, e lo stiamo facendo con il Dipartimento, dei bandi per premiare soggetti che si proiettano al futuro”.
“Il Manifesto – ha detto Crimi rispondendo alle domande dei giornalisti – ha 3,5 milioni di contributo statale su 4,5 milioni di fatturato. Sto cercando di portare avanti un progetto per far sì che il Manifesto possa stare sul mercato da solo. Se il Manifesto sul mercato da solo non riesce a starci, allora darà il suo contributo negli Stati Generali per dirci come stare sul mercato, ma un giornale che ha 4,5 milioni di ricavi e 3,5 milioni di contributo non può reggere, di fronte a tante altre testate che non hanno contributi”.
A margine degli stati dell’editoria, Crimi ha parlato della riforma dell’editoria spiegando che “sarà un percorso partecipato, partiremo da cittadini e torneremo da cittadini”.
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev, Ansa