Furtei e il lago al cianuro: da miniera d’oro a bomba ecologica

Furtei e il lago al cianuro: da miniera di oro a bomba ecologica
Furtei e il lago al cianuro: da miniera di oro a bomba ecologica

CAGLIARI – Un lago contaminato dal cianuro per estrarre l’oro e che ora versa in stato di abbandono. Grossi rubinetti neri e sempre aperti che dai pozzi dismessi per l’estrazione dell’oro scaricano metalli in acqua. Carcasse di animali morti sulle rive, che inconsapevoli del pericolo si sono avvicinati troppo alle acque del lago al cianuro. Mercurio, ferro, piombo e cadmio gli altri metalli che inquinano il lago profanato in nome della caccia all’oro ormai fallita. Accade a Furtei, in provincia di Cagliari, dove la Sardinia Gold Mining estrasse oro fino al 2008, anno del fallimento dell’azienda. Da allora il lago è in attesa di una bonifica che non sembra arrivare.

Un disastro ambientale e una bomba ecologica quella rimasta dopo il fallimento della Sardinia Gold Mining, scrive Nicola Pinna su La Stampa:

“La Sardinia Gold Mining (controllata dalla canadese Buffalo Gold Itd, partecipata dalla Regione Sardegna e presieduta dal 2001 al 2003 dall’attuale governatore sardo Ugo Cappellacci) ha interrotto l’attività alla fine del 2008. E nel 2009 ha portato i libri in tribunale. Decretato il fallimento, gli operai sono stati licenziati e delle bonifiche nessuno si è preoccupato. A evitare l’esplosione ci pensa l’Igea, la società regionale che controlla le miniere dismesse, ma intanto il lago di acido nascosto dietro al monte diventa sempre più grande”.

Un lago al cianuro, a chiazze color oro e blu, che nascondono il grave stato di inquinamento:

“Il liquido che si espande in ogni angolo si presenta con lo stesso colore dell’oro, ma quando il sole picchia forte i metalli si cristallizzano e formano grandi zolle blu. La contaminazione si allarga ulteriormente e tutto quello che non si vede è già nel sottosuolo. Eppure, oltre le sponde del lago dei veleni c’è qualche agricoltore che produce grano e carciofi”.

Dieci anni di scavi, meno di cinque tonnellate di oro e una bomba ecologica:

“Nel 1997 erano stati assunti in 110 ma pochi anni dopo erano solo 42. E così il sogno del nuovo Eldorado si è infranto. «La Regione deve spiegare perché dal fallimento a oggi nessuno ha bonificato la distesa di cianuro – denuncia il deputato Mauro Pili – E come se non bastasse non ha neppure riscosso le garanzie fideiussorie: ora che la società è sparita i sardi dovranno farsi carico di tutti i costi. È stata una grande operazione speculativa e l’indagine finanziaria internazionale lo dimostra»”.

Ugo Cappellacci, governatore della Regione Sardegna, ha dichiarato:

“«Abbiamo già effettuato la caratterizzazione del suolo e sottoscritto due convenzioni con Igea (4,2 milioni la prima e 2,5 la seconda) per un impianto di depurazione delle acque acide. Da poco abbiamo stanziato altri 9 milioni per la bonifica integrale»”.

Ma il lago al cianuro intanto uccide la fauna e la flora. E degli alberi di eucalipto piantati in quelle terre vicino al lago, racconta un abitante a La Stampa, non rimane altro che un deserto.

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