ROMA – “Sto per lasciare”. Lo dice subito Giorgio Napolitano, in apertura del suo discorso di fine anno che, in questa occasione, è anche un discorso di saluto. Discorso in parte diverso dagli altri ma che punta su diversi temi: dalla necessità di completare le riforme, fino a un durissimo attacco sulla corruzione in Italia, paese dove c’è un “sottosuolo di marciume da bonificare”
Napolitano spiega da subito che questo sarà un discorso diverso dagli altri perché in parte rivolto al suo successore.
“Questa sera ci sarà un discorso un po’ diverso dal passato”, esordisce il presidente. “Le mie riflessioni avranno per destinatario anche chi presto mi succederà nelle funzioni che sto per lasciare, rassegnando le dimissioni: ipotesi che la Costituzione prevede”
“A quanti auspicano che continui nel mio impegno”, aggiunge Napolitano “dico semplicemente che ho il dovere di non sottovalutare i segni dell’affaticamento“.
Il secondo mandato alla Presidenza della Repubblica, secondo il presidente, è stato “determinante per dare un Governo all’Italia” e “favorire un confronto più costruttivo tra opposti schieramenti”.
Ma ora, Napolitano confessa candidamente di non farcela più per stanchezza e limiti di età: “Ho toccato con mano che l’età da me raggiunta porta limitazione e difficoltà nei ruolo complessi e impegnativi e nei ruoli internazionali affidati al Capo dello Stato”.
Napolitano rivendica il suo ruolo nelle riforme, un cambiamento che per lui si è in parte realizzato. Il presidente dice di aver fatto del proprio meglio in questi anni ma ora occorre completare le riforme.
“L’aver tenuto in piedi la legislatura apertasi con le elezioni di quasi due anni fa, è stato di per sè un risultato importante : si sono superati momenti di acuta tensione, imprevisti, alti e bassi nelle vicende di maggioranza e di governo; si è in sostanza evitato di confermare quell’immagine di un’Italia instabile che tanto ci penalizza, e si è messo in moto, nonostante la rottura del febbraio scorso, l’annunciato, indispensabile processo di cambiamento”, dice Napolitano che subito aggiunge: “Ebbene, è innegabile che quell’auspicio si sia realizzato”.
Invita Napolitano a “non cedere alla sfiducia in tutta la politica”. E neppure troppo indirettamente spiega di quale politica non bisogna fidarsi. Quella che invita a uscire dall’euro, per esempio. Perché per Napolitano “sono pericolosi gli appelli al ritorno a monete nazionali”.
Come previsto Napolitano attacca duramente sul fronte della corruzione. “Solo riconquistando intangibili valori morali la Repubblica potrà andare avanti. Non lasciamo che a occupare lo spazio siano solo italiani indegni” dice il presidente. Che sullo scandalo di Roma non usa mezzi termini parlando di “un sottosuolo di marciume da bonificare”.
Dopo averlo fatto occorrerà
“affrontare le più gravi patologie di cui il nostro paese soffre: a cominciare da quella della criminalità organizzata e dell’economia criminale e da quella di una corruzione capace di insinuarsi in ogni piega della realtà sociale e istituzionale, trovando sodali e complici in alto”.
Non manca un cenno al problema dei giovani e della disoccupazione: “La questione chiave è il dilagare della disoccupazione giovanile e la perdita dei posti di lavoro”. Per il presidente serve uno sforzo ulteriore perché “dalla crisi mondiale purtroppo non siamo riusciti a sollevarci”.
Il nono discorso. E anche l’ultimo. Quello di questa sera di Giorgio Napolitano è soprattutto un discorso di saluto agli italiani. Perché le sue dimissioni da presidente della Repubblica sono imminenti, previste già il 14 gennaio, e quindi Napolitano di fatto, si congeda dagli italiani questa sera, a reti unificate.
Non a caso è atteso un discorso decisamente diverso da quelli precedenti, non tanto e non solo un bilancio e un punto della situazione. Piuttosto Napolitano è atteso all’attacco su uno dei temi più caldi (da almeno 20 anni…), quello della corruzione. Il presidente non eviterà riferimenti agli scandali recenti, “Mafia Capitale” su tutti.
Facile immaginare che Napolitano parta da un anno fa, da quando accettò non senza condizioni, il secondo mandato. Disse Napolitano, e lo disse agli italiani, che era un “secondo mandato eccezionale” legato alla situazione del Paese, alla crisi per l’elezione del nuovo presidente e soprattutto alle riforme.
Certo, il percorso delle riforme è tutt’altro che compiuto. Ma Napolitano, che sente la stanchezza dei 90 anni, decide comunque di lasciare. Convinto, evidentemente, che il Parlamento a camere unificate e i grandi elettori sappiano fare figura migliore dell’ultima volta.
Le anticipazioni sul discorso di Giorgio Napolitano non mancano.
Così Umberto Rosso su Repubblica:
Un discorso al quale Napolitano in questi giorni ha lavorato a lungo, in solitudine al Quirinale. Soltanto ieri mattina pochissimi fra i suoi collaboratori hanno conosciuto il testo, per una valutazione d’insieme. Poi nel pomeriggio sono cominciate le prove di registrazione con la troupe della Rai. Anche quest’anno, come la volta scorsa, il Capo dello Stato dovrebbe sedere non alla sua scrivania ma al più piccolo tavolo di lavoro, sempre nello studio alla Palazzina, per rivolgersi agli italiani in modo più diretto, colloquiale. Sui grandi problemi aperti – crisi economica, lavoro, giovani, ricerca, Europa – il presidente ha parlato a lungo e di recente anche davanti alle alte cariche dello Stato.
Su un nodo tuttavia nel suo congedo dagli italiani vuol far sentire forte la sua voce: il clima di affari e corruzione che si insinua e devasta la politica e la pubblica amministrazione. Napolitano dunque più che una rassegna dei problemi, vuol ricordare agli italiani quel che è stato il cuore della sua azione: il richiamo ai partiti che tante colpe hanno, ma anche il rifuggire dalle sirene dell’antipolitica, che cammina sul filo delle “pulsioni distruttive della nostra democrazia”.
I referenti delle critiche del Capo dello Stato però non staranno davanti alla tv. Grillo e la Lega voltano le spalle al discorso di fine anno. Il leader Cinque stelle farà un proprio contro messaggio via web (come l’anno scorso) e il leghisti invece trasmetteranno su Radio Padania un vecchio discorso di Pertini.
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