Greenpeace, Colin Russell resterà in carcere in Russia altri tre mesi (video)

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Novembre 2013 - 14:34| Aggiornato il 19 Novembre 2013 OLTRE 6 MESI FA
Greenpeace, Colin Russell resterà in carcere in Russia altri tre mesi

Colin Russel (Foto Lapresse)

SAN PIETROBURGO – Colin Russell, uno degli Arctic30, gli attivisti di Greenpeace detenuti già da due mesi in Russia, resterà in carcere altri tre mesi. Il tribunale della città russa prorogato la sua detenzione preventiva, su richiesta del Comitato investigativo russo.

Russel è uno dei 28 attivisti di Greenpeace arrestati, insieme a due giornalisti, mentre a bordo della Arctic Sunrise erano impegnati in un’azione dimostrativa pacifica contro le trivellazioni nell’Artico compiute dal colosso russo Gazprom.

Lunedì 18 novembre il tribunale esaminerà le richieste riguardanti altri quattro attivisti e i due giornalisti freelance che erano a bordo dell’Arctic Sunrise. Martedì sarà il turno dell’italiano Cristian D’Alessandro.

L’australiano Colin Russell è quindi il primo al quale è stata confermata la detenzione fino al 24 febbraio. Per lui sono state rifiutate sia la richiesta di scarcerazione su cauzione che la concessione degli arresti domiciliari. Prima che gli fosse comunicata la sentenza, Colin ha detto al giudice: “Non ho fatto nulla di male e non capisco le ragioni della detenzione. Sono stato in carcere duro per due mesi per nulla”.

Duro il commento del direttore esecutivo di Greenpeace International, Kumi Naidoo: “Le autorità affermano di aver bisogno di altri tre mesi per investigare su un reato immaginario sul quale non hanno giurisdizione. Dicono che devono tenere in carcere queste donne e uomini coraggiosi fino a febbraio per provare un crimine che non hanno commesso. Questo caso ormai è un circo. I nostri amici ora potrebbero rimanere in carcere per mesi solo perché hanno agito per la difesa dell’Artico. Perseguiremo ogni via legale e batteremo ogni strada percorribile finché ognuno di loro non tornerà a casa con la sua famiglia. Ci auguriamo che venerdì il Tribunale marittimo internazionale ordini la loro scarcerazione”.

Gli avvocati di Greenpeace ricorreranno in appello per chiedere la scarcerazione su cauzione, che, anche una volta concessa, potrebbe comunque essere soggetta a limitazioni del diritto di libera circolazione.

Il tribunale non sta chiedendo l’estensione della detenzione per pirateria, l’accusa inizialmente mossa agli Arctic30, anche se questa non è ancora formalmente decaduta. Perché ciò accada infatti è necessario un atto formale che, nonostante le molte richieste dei legali di Greenpeace, non è ancora avvenuto.

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