Hillary Clinton giramondo, dalla Mongolia attacca Russia e Cina

Hillary Clinton

ULAN BATOR, MONGOLIA – Può darsi che l’attuale segretario di sato americano Hillary Clinton abbandoni la politica come ha detto che farà al termine di questo mandato del presidente Barack Obama. Può anche darsi che voglia attendere il 1916 per lanciarsi in una campagna elettorale presidenziale, considerato che è una delle esponenti più popolari dell’amministrazione.

Ma che si metta a fare giardinggio è improbabile. ”Non si ferma mai – ha deto un funzionario della Casa Biana – e non è facile tenerle dietro. Un giorno è ad Amman, quello dopo a Saigon o Vientiane. E non ha peli sulla lingua”.

Lunedi ha fatto un balzo a Ulan Bator,, capitale della Mongolia, e nel giro di ore si è indirettamente scatenata contro la Cina accusandola di  ”rifiutare un’ apertura democratica” con un atteggiamento che ”uccide l’ innovazione e scoraggia l’imprenditorialita”’, e di essere contraria al genocidio in atto da parte delle forze del presidente Bashar al-Assad contro iribelli che cercano da 17 mesi di fargli fare la fine del colonnello Gheddafi. La medesima accusa rivolta contro la Russia.

Il segretario di Stato americano ha attaccato poi attaccato  indirettamente la Cina, accusandola in un discorso tenuto a Ulan Bator di ”rifiutare un’ apertura democratica” con un atteggiamento che ”uccide l’ innovazione e scoraggia l’imprenditorialita”’.

Nel suo discorso a un’assemblea di donne mongole, la Clinton non ha nominato esplicitamente Pechino, rivolgendo la sua critica ad ”alcuni Paesi asiatici”, ma hanno capito tutti. Il segretario di Stato incontra ad Ulan Bator il presidente Tsakhia Elbergdorj.

La visita di Clinton a Ulan Bator cade in un momento delicato della vita politica mongola, dopo che le elezioni per il Parlamento sono state vinte dal Partito Democratico, di opposizione, che ha prevalso sul Partito Popolare Mongolo di Elbergdorj.

Trattative sono in corso tra il presidente e il Partito Democratico per la formazione di un governo di ”unita’ nazionale”. Nelle elezioni del 28 giugno il Partito Democratico ha ottenuto 31 seggi contro i 25 della formazione guidata da Elbergdorj. ”Dopo le elezioni la comunita’ internazionale sta seguendo con attenzione gli avvenimenti in Mongolia e il funzionamento dello Stato di diritto”, ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato. Dopo Ulan Bator, il segretario di Stato visitera’ Vietnam, Laos e Cambogia. Poi, forse, tornerà a Washington.

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