ROMA – L’incontro tra Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani ci sarà. Lo ha detto ieri Berlusconi (“Bersani è disponibile”) e stamattina lo conferma Bersani: “Vedrò Berlusconi in questi giorni, giovedì o venerdì”. Si vedono per parlare di larghe intese, di elezione al Colle, ma la conclusione non si sa però quale sarà. Ieri il monito di Giorgio Napolitano è stato chiaro, con quel riferimento alle large intese del 1976. Ma le vedute di larghe intese di Berlusconi e Bersani sembrano oggi inconciliabili: Berlusconi vuole un governissimo, Bersani (nonostante i tanti che nel Pd gli tirano la giacca e premono per un accordo con il Pdl) resta sul suo “piano A” di larghe intese sul secondo binario: ovvero accordo sulle riforme dopo aver ottenuto la fiducia per un governo di minoranza. La posizione di Bersani non cambia tanto che dice: “A Berlusconi dirò: ti conosco mascherina”.
“Io tranne che ad Arcore e a palazzo Grazioli – dice Bersani – non ho mai avuto problemi a incontrare nei luoghi istituzionali Berlusconi. È lui che non è venuto alle consultazioni. Lo incontrerò. Dove? Lo si saprà. Ragioneremo insieme del metodo per eleggere il presidente della Repubblica”.
Bersani: larghe intese? Anche io a mio modo le propongo. Sulle larghe intese, “anche io, a mio modo, ho una proposta di larga intesa – dice Bersani – Propongo di svolgerla in un certo modo che permetta un cambiamento e non la fossilizzazione”.
“La mia è una proposta di comune responsabilità democratica – spiega – Vorrei far notare che nel famoso ’76 c’era uno che governava e gli altri che consentivano, era una singola forma di governo di minoranza. Pdl e M5S, loro hanno detto no, non io”. E poi aggiunge: “Togliamo di mezzo questa bersanite, io non impedisco niente, mi metto al servizio”.
“Le formule di governissimo – aggiunge però Bersani – sarebbero un’occasione per ribadire il distacco degli italiani dalla politica. Ci possono essere nuove formule? Non lo so, le valuterà il prossimo presidente della Repubblica, spetterà a lui valutarle”. E aggiunge una battuta al vetriolo: “A Berlusconi dirò: ti conosco, mascherina”.
‘‘La mia è una forma di governo di minoranza. Nella mia formula c’è un riconoscimento reciproco. La forma di responsabilità comune io la svolgo in un certo modo, perché un governo in cui ci sono io e Gasparri non è ciò di cui l’Italia ha bisogno”. Bersani ha aggiunto anche sul programma è disposto a discutere: ”E poi questo ‘consentire’ da parte degli altri partiti uno lo può sempre revocare; ma c’è l’urgenza di far partire la legislatura con elementi di terapia d’urto sul campo sociale e su quello della moralizzazione della vita pubblica”.
”Si faccia un governo di cambiamento – rilancia quindi – si istituisca una convenzione per le riforme affidata a chi non governa; si scelga assieme un presidente della Repubblica che abbia una larga base parlamentare”.
I retroscena raccontano che Bersani sia stato “gelato” dal monito di Giorgio Napolitano sulle larghe intese. Goffredo De Marchis, su Repubblica, racconta che dopo aver sentito le parole del Capo dello Stato, Bersani si è sfogato con i suoi: “Io il governo con il Pdl non lo farò”.
Ma sempre Repubblica dice no alle “larghe intese”, suggerendo una linea al partito, che una linea unitaria non ce l’ha, diviso com’è tra “bersaniani” (che dicono no a un governissimo) e gli altri che, con vari distinguo, premono per un accordo con il Pdl.
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