La banda suona, la gente del paese segue la funzione, tra i partecipanti anche il parroco, i carabinieri, il sindaco e poi tanti ragazzi. E‘ una pausa di qualche secondo, ma voluta e coordinata.
Tutti i portatori si fermano, solo per qualche secondo, per quella che a un occhio esterno sembra una breve sosta durante l’impegnativa marcia. In realtà il punto della pausa non è scelto a caso: è la casa del boss locale, l’82enne Giuseppe Mazzagatti, che sta scontando un ergastolo per reati mafiosi ai domiciliari per motivi di salute. Il video dura pochi secondi, la processione è del 2 luglio scorso, ma lo scandalo è nazionale. La storia dell’inchino al boss finisce sui giornali, il ministro Alfano condanna.
I carabinieri locali lasciano la processione all’istante in segno di dissenso ma serve di più: infatti fanno partire le denunce. Alla procura di Palmi, lunedì, viene portato un rapporto e insieme la denuncia per 25 portatori e per il mandante. A quanto scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, il giorno prima della processione c’era stata una trattativa informale tra il maresciallo Andrea Marino e i parrocchiani: niente soste. Ma il patto non è stato rispettato.