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Lady Diana e le tensioni dopo la sua morte tra i familiari e la Casa Reale

di Maria Elena Perrero |29 Maggio 2017 22:42

Lady Diana e le tensioni dopo la sua morte tra i familiari e la Casa Reale (Foto Ansa)

Lady Diana e le tensioni dopo la sua morte tra i familiari e la Casa Reale (Foto Ansa)

LONDRA – Anji Hunter, assistente dell’ex premier britannico Tony Blair durante gli anni Novanta, per la prima volta racconta le tensioni che seguirono la morte di Lady Diana, deceduta in un tragico incidente d’auto a Parigi il 31 agosto del 1997.

In un documentario in onda su Channel 5 dal titolo “Diana: 7 days that shook the Windsor” (Diana: 7 giorni che scossero i Windsor), la Hunter ricorda la prima conversazione con Blair dopo la notizia della morte della principessa. Il primo ministro era scioccato ma disse: “E’ necessario rimanere concentrati, essere saggi e ragionevoli”.

Nel documentario, la Hunter ricorda il suo ruolo nel comitato istituito dal Palazzo per organizzare il funerale e non c’è voluto molto perché nascessero dei problemi, spiega il Daily Mail.

“La maggior parte delle tensioni è sempre stata provocata dalle persone dell’entourage di Charles Spencer“, afferma la Hunter e aggiunge che il conte, fratello di Diana, nel corteo funebre voleva camminare da solo dietro la bara della sorella ma i consulenti reali non erano soddisfatti.

A camminare dietro la bara, voleva essere il principe Carlo ma il resto del team addetto al funerale, riteneva che avrebbero dovuto esserci anche William ed Harry, all’epoca rispettivamente di 15 e 12 anni.
Ma William non voleva partecipare al corteo, diceva che voleva vivere il suo dolore in privato. Nella speranza di convincere William a cambiare idea, il 6 settembre, cinque giorni prima del funerale, il team fece un collegamento telefonico con Balmoral in viva voce nella stanza dove avvenivano le riunioni.

“Improvvisamente sentimmo la voce del principe Filippo, era davvero angosciato”, ricorda la Hunter.
Il principe piangendo disse: “Si tratta di ragazzi, hanno perso la madre!”. Ebbe anche toni volgari, era esasperato dal tentativo di Downing Street di stabilire i ruoli che William e Harry avrebbero dovuto avere al funerale. La Hunter pensò: “Da quelle parti, allora, c’è un po’ di sofferenza”.

Colin Tebbutt, autista di Diana, ha partecipato al documentario e raccontato cosa accadde veramente nella stanza dell’ospedale quando, insieme a Paul Burrel, maggiordomo della principessa, arrivarono a Parigi a recuperare la salma.

“Ero preoccupato per il grande caldo che c’era nella stanza. Guardavamo verso la finestre all’esterno e vedevamo persone che sui tetti cercavano di scattare delle foto. Chiesi di coprire le finestre con delle tende ma la stanza diventò ancora più calda e Tebbutt posizionò intorno al corpo di Diana dei ventilatori. Ho notato che i suoi capelli si stavano muovendo, ovviamente a causa dei ventilatori, ma per una frazione di secondo mi sono chiesto se fosse ancora viva. Cosa peraltro sciocca da pensare. Fino a quel momento avevo controllato tutto ma sentii il bisogno di allontanarmi per 30 secondi, stare con me stesso e vivere le mie personali emozioni”.

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