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Mascherine a 50 centesimi introvabili. Arcuri flop. Farmacisti spiegano perché VIDEO

MILANO – Nelle farmacie italiane è difficile trovare le mascherine a 50 centesimi promesse dal commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri in una recente conferenza stampa.

Il perché lo spiega una farmacista di Milano intervistata da Telelombardia. Il video è stato rilanciato dall’Agenzia Vista. Non esiste un canale di approvigionamento che garantisca la fornitura a quei prezzi giudicati troppo bassi dai produttori. 

Bisogna poi considerare un rincaro dovuto all’Iva che le porta a costare almeno 61 centesimi l’una.

A spiegarlo è Annarosa Racca, la presidente di Federfarma Milano, che conferma la scarsità di mascherine a prezzo calmierato spiegando la motivazione: 

“Le farmacie hanno un’ampia scelta di mascherine. Cerchiamo di consigliare alle persone quelle giuste in base ai luoghi che devono frequentare, quelle che non abbiamo sono quelle a prezzo calmierato”.

“Precisiamo subito – prosegue la Racca – che comunque il prezzo non è di 50 centesimi. Perché? Perché è rimasta l’Iva dello Stato. I cittadini devono sapere che la mascherina costa 61 centesimi. Questo accordo è stato chiuso a inizio maggio, solo pochi giorni fa”.

La farmacista intervistata da Telelombardia parla della mancanza di un canale di approvigionamento diretto. Che però bisognerà trovare per far fronte alla fuga dei produttori “classici”. A quei prezzi lamentano bassi margini di guadagno.

La Racca spiega quindi che “le mascherine dovranno essere prodotte dalle aziende. Le quali, a loro volta, dovranno richiedere le giuste autorizzazioni per poter avviare la produzione di questi dispositivi di protezione.

“Non è possibile pensare che le mascherine siano immediatamente disponibili nelle farmacie”.

“Da farmacista dico che queste mascherine per qualche giorno non ci saranno. Sono comunicazioni fondamentali che ai cittadini non sono state date. Serve chiarezza”.

“Quello che ci dà fastidio è di sapere le notizie dal telegiornale, la sera per la mattina dopo. Non siamo d’accordo con la gestione di questa questione. Serviva più concertazione. Continueremo a fare il nostro lavoro, mandateci le mascherine chirurgiche”, conclude (fonte: Telelombardia, Ansa, Agenzia Vista /Alexander Jakhnagiev). 

 

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