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Malala YousufzaiISLAMABAD – A 14 anni ha osato sfidare i talebani. Ora è in fin di vita. Malala Yousufzai, la ragazza pakistana che tempo fa aveva coraggiosamente denunciato i soprusi dei talebani nella Valle dello Swat e che per questo aveva ricevuto ad Islamabad il Premio nazionale della pace, è stata colpita a Mingora da un commando armato che l’ha ferita gravemente.
L’azione è stata rivendicata con una telefonata all’ANSA da una località sconosciuta dal portavoce del Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP), Ehsanullah Ehsan, che ha spiegato che la ragazzina è stata ”colpita perché insisteva a sviluppare una propaganda anti-talebana ed un pensiero ‘secolare’ fra i giovani della zone pashtun”.
Da tempo il gruppo fondamentalista l’aveva iscritta in una lista di nemici da colpire e oggi ha ribadito: ”Malala deve morire”.
Portata a Peshawar, capoluogo della provincia di Khyber Pakhtunkhwa, con un elicottero inviato dal premier Raja Pervez Ashraf, Malala sembrava in un primo tempo non in pericolo di vita. Ma in serata l’équipe medica che l’ha visitata nel Combined Military Hospital (Cmh) ha consigliato, ”per salvarla”, un trasferimento in un ospedale all’estero.
La polizia ha precisato che la giovane, gia’ ripetutamente minacciata di morte in passato, è stata localizzata in un veicolo mentre tornava a casa. I killer hanno voluto accertarsi della sua identità prima di spararle a sangue freddo e da distanza ravvicinata.
Insieme a lei sono state ferite in modo meno grave altre due ragazze. Un proiettile è entrato nella testa di Malala e ha raggiunto il collo, dove ha intaccato il midollo spinale, mentre un secondo l’ha ferita ad un braccio. Una tumefazione alla testa l’ha resa in un primo tempo inoperabile.
Uno dei medici ha detto che ”i prossimi tre o quattro giorni chiariranno cose importanti per la sua vita. Al momento si trova in terapia intensiva in stato di semi-incoscienza, anche se non è intubata”.
Poco più di un anno fa l’intraprendente ragazzina pachistana aveva raggiunto notorietà nazionale ed internazionale per le sue decise critiche alla cultura talebana e alle limitazioni che essa impone soprattutto alle donne. Le sue critiche all’effimero governo del Tehrek-e-Taliban Pakistan (TTP) nella Valle pachistana dello Swat nel 2009 erano state affidate ad un blog pubblicato con uno pseudonimo dalla Bbc.
Una ong che si batte per la protezione dell’infanzia, la Kids Rights Foundation, l’aveva a sua volta candidata lo scorso anno senza successo per l’assegnazione del Premio internazionale per la pace per i bambini. Che la coraggiosa ragazza fosse diventata la bestia nera degli insorti vicini ad Al Qaida è confermato dal particolare cinismo della rivendicazione che la descrive come ”una persona anti-talebana che continua a parlare contro i talebani”.
”Lei – ha sottolineato Ehsan – ha proclamato che Obama è il suo ideale e per questo prima o poi dovrà andare incontro al suo destino, la morte”. Quello che abbiamo fatto oggi, ha concluso, deve essere visto come ”un forte messaggio nel senso che i talebani non dimenticano mai né perdonano chi parla contro di loro”.
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