ROMA – Settimo. Non rubare. “E’ il comandamento che Dio ha scritto per gli italiani”. Seconda serata per Roberto Benigni dedicata ai Dieci Comandamenti su Rai1 in tono meditativo. Poche concessioni alla satira e all’attualità per andare dritto al cuore dei precetti e provare a sviscerarne il senso profondo, l’eternità del messaggio.
Dopo il pieno di ascolti della prima puntata, seguita da 9,1 milioni di spettatori pari al 33.23% di share, Roberto Benigni scherza:
“Abbiamo fatto il boom di ascolti perché stanno tutti a casa, chi per la crisi, chi per i domiciliari”.
E ringrazia:
“Fa impressione essere abbracciati da 10 milioni di persone: vorrei ringraziarvi tutti ad uno ad uno, mandarvi una rota, un mazzo di fiori, 80 euro”.
Poi ammette:
“Forse ho esagerato un po’, la gente oggi mi ha fermato: chi si voleva confessare, chi mi ha chiesto se ero libero per un battesimo, c’è gente che vuole destinarmi l’otto per mille addirittura, un altro mi ha chiesto l’indirizzo della parrocchia o mi ha prenotato per la messa di Natale”.
Solo poche battute lampo punteggiano l’analisi delle tavole della legge. “Onora il padre e la madre”, esordisce Benigni, che propone di allargare il quarto comandamento ai nonni, “fondamento della famiglia”, e rispolvera il senso vero dell’onore, “una parola così bella ma oggi un po’ rovinata”.
“Non uccidere” è la prima formulazione della proibizione dell’assassinio nella storia dell’umanità, un monito quanto mai attuale “visto che una terza guerra mondiale può ancora accadere”.
“Non commettere adulterio“, dice la Bibbia, “ma la chiesa lo ha trasformato in ‘non commettere atti impuri’: hanno rovinato generazioni intere di ragazzi, compresa la mia”, scherza il premio Oscar, alludendo alle prime turbe da adolescenti. La castità “può essere una grande virtù se praticata con moderazione”. La chiesa meriterebbe “una class action per aver confuso sesso e peccato. E invece nella Bibbia è l’opposto, il sesso è il luogo della creazione”.
Poi l’affondo sul settimo comandamento, non rubare:
“Dio ci ha fatto un trattamento di favore – ironizza Benigni – perché ha scritto questo comandamento proprio per noi italiani, è una norma ad personam, anzi pare lo abbia scritto direttamente in italiano. E’ quello al quale si obbedisce di meno, in Italia lo capiscono solo i bambini”.
Oggi, insiste, “essere ladri non fa più nessun effetto”, eppure “vendere la propria anima è il punto più basso della storia dell’umanità”. Il governo, sottolinea,
“ha annunciato che con la nuova legge il ladro che viene preso deve restituire i soldi. Un’idea straordinaria, ma prima non era venuta a nessuno? L’ultima invenzione è arricchirsi impoverendo in maniera subdola gli altri, con operazioni di finanza e di borsa. E poi ci sono i falsi invalidi, gli evasori fiscali, la tassazione esagerata, l’usura, le aggressioni alla natura, i veleni sversati nella terra, l’abusivismo: sono tutti furti. Ma il più grande è non dare la possibilità di lavoro a una persona: significa rubargli l’esistenza”.
Il precetto che tiene in sé tutti gli altri è “Ama il prossimo tuo come te stesso”.
“Amarsi – sottolinea Benigni – è il problema fondamentale dell’umanità. Non ci rimane molto tempo, affrettiamoci ad amare, amiamo sempre troppo poco e troppo tardi, perché al tramonto della vita saremo giudicati sull’amore”.
Il monito finale di Benigni è sulla ricerca della felicità:
“Ce l’hanno data quando eravamo piccoli, ma l’abbiamo nascosta, come fa il cane con l’osso e non ci ricordiamo più dov’è. Cercatela, guardate nei ripostigli, nei cassetti. E non abbiate paura di morire, ma di non cominciare mai a vivere davvero. E’ qui l’eternità. Dobbiamo dire sì alla vita, inginocchiarci davanti all’esistenza”, conclude commosso.
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