ROMA – Lo scorso 23 novembre a Roma, l’asilo “Piccola scuola dei Lillà” è stato bruciato per una “voce”. Una” voce” che diceva che in questo piccolo stabile sfitto dalla fine dello scorso anno scolastico sarebbero arrivati dei profughi maschi. L’asilo era stato recentemente ristrutturato e probabilmente sarebbe stato destinato nuovamente alla sua funzione in tempi relativamente brevi. I problemi che hanno portato alla sua chiusura sono infatti la mancanza di una mensa e del tempo pieno. Situazioni che, con un po’ di impegno da parte delle istituzioni, sarebbero stati probabilmente risolti. E’ bastata però la “voce” a farlo finire nelle condizioni in cui versa ora: bruciato all’esterno e danneggiato all’interno e quindi al momento inutilizzabile.
La “Piccola scuola dei Lillà” ha lo steccato viola e sorge vicino ad un grande prato condominiale accessibile a tutti. Siamo a Roma nel “piccolo quartiere di Decima”. Così chiama questa zona Eur Today, l’unica testata che il giorno successivo all’incendio ha raccontato questa triste vicenda. Decima è poco distante dall’Eur e davanti a Tor di Valle , l’ex ippodromo in cui dovrebbe sorgere il nuovo Stadio della Roma. Si tratta di un tranquillo quartiere nato negli anni Sessanta per i dipendenti pubblici e le loro famiglie, oggi abitato da una popolazione prevalentemente anziana.
Vicinissimo alle case color mattone tipiche di questo quartiere, ci sono già due residence che ospitano migranti. Come spiega il Presidente del Municipio IX di Roma Dario D’Innocenti, i due alberghi sono abitati da “persone che ci tengono ad ottenere lo status di rifugiati politici e [che] quindi (…) hanno tutto l’interesse a comportarsi bene”. Il presidente del Municipio aggiunge anche che la situazione è totalmente sotto controllo e gestita direttamente dal commissariato di zona che non ha avuto mai a che fare con segnalazioni a riguardo.
La “voce” ha allertato alcuni abitanti sulla possibile apertura di un terzo centro profughi che sarebbe dovuta avvenire proprio qui, in questa piccola scuola. E così, non appena si è diffusa la notizia, qualcuno ha cominciato anche a vedere fantomatici “uomini neri che si arrampicavano sui balconi per rubare nelle case”.
Questa parte dei residenti ha deciso anche di contattare Quinta Colonna, la trasmissione condotta da Paolo Del Debbio che ogni settimana si occupa di immigrazione e che sempre e comunque usa termini del tipo “invasione” e “clandestini che delinquono”. Grazie al contatto giusto, le sentinelle di Rete Quattro sono arrivate per ben due volte in fondo a via Togni ed hanno realizzato interviste ai cittadini (clicca qui per vedere il servizio del 21 novembre “immigrati, basta una voce e la gente è in strada”) e collegamenti con lo studio in cui gli abitanti della via minacciavano ronde stile Lega Nord.
Due giorni dopo l’arrivo delle telecamere, di notte c’è stato l’incendio appiccato da ignoti. Le fiamme hanno mandato in fumo i 300mila euro spesi per ristrutturare la struttura e bloccato ogni possibilità che l’asilo venga riaperto in tempi brevi. A dare forza alle persone che hanno deciso di appiccare le fiamme è stata la “voce” che ora ha privato il quartiere dell”ennesima struttura pubblica in una città che sta vivendo una interminabile stagione disgraziata.
Le fiamme hanno svegliato dal sonno le istituzioni locali che hanno spiegato che ad oggi non esiste nessuna conferma ufficiale sulla possibilità che i migranti arrivino qui o che sarebbero arrivati qui, in via Togni. Questa al momento è l’unica versione ufficiale, a meno che qualcuno non sia in grado di produrre un documento che provi il contrario.
L’incendio ha voluto lanciare un messaggio ben preciso ed inquietante allo stesso tempo. Quanto accaduto all’asilo la notte del 23 novembre è una intimidazione mafiosa, messa in pratica nello stesso modo di quelle che avvengono frequentemente in altre parti d’Italia e che ora, purtroppo, sempre più spesso accadono anche a Roma.
A Decima ci sono decine di famiglie che si conoscono da 45 anni e che, come sta succedendo un po’ dappertutto, non hanno saputo arginare un fenomeno oramai diffuso: l’intolleranza accompagnata in questo caso dalla totale infondatezza delle informazioni diffuse alla popolazione. Ad alimentare il tutto poi, le telecamere di una trasmissione nate solo per trattare questi temi in maniera totalmente strumentale.
Ora, grazie alla “voce” che non si materializzerà mai assumendosi le sue responsabilità, i figli di tutti gli abitanti di Decima saranno costretti a continuare ad andare in un asilo che si trova lontano da casa.
Foto e video Blitz Quotidiano