Utero in affitto: giusto o sbagliato? Intervista doppia a Vladimir Luxuria e Provita IL VIDEO dell'intervista Utero in affitto: giusto o sbagliato? Intervista doppia a Vladimir Luxuria e Provita IL VIDEO dell'intervista

Utero in affitto: giusto o sbagliato? Intervista doppia a Vladimir Luxuria e Provita VIDEO

Utero in affitto: giusto o sbagliato? Intervista doppia a Vladimir Luxuria e Provita IL VIDEO dell'intervista
Utero in affitto: giusto o sbagliato? Intervista doppia a Vladimir Luxuria e Provita IL VIDEO dell’intervista

ROMA – I manifesti della campagna contro l’utero in affitto promossa da Provita e Generazione Famiglia sono stati rimossi. La sindaca Virginia Raggi li ha ritenuti troppo offensivi nei confronti della comunità LGBT (persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) e ha deciso di togliere i cartelloni con tanto di multa. La Raggi ha fatto multare le associazioni responsabili di aver affisso i manifesti 400 euro a cartellone. Nel video in esclusiva su BlitzQuotidiano, Francesca Romana Poleggi di Provita ha condannato duramente  la Raggi, accusando l’amministrazione della città di una “discriminazione grave nei confronti di chi legittimamente esprime un’opinione a proposito della salvaguardia dei diritti dei bambini”. Contraria a questa opinione, quella di Vladimir Luxuria, attivista della comunità LGBT che dice: “Ognuno ha il diritto ad avere la sua opinione, ma una cosa è avere il legittimo diritto a non essere d’accordo su un tipo di pratica, altra cosa è usare un linguaggio violento che istiga all’odio che fa credere che esista una sorta di supermercato dove tu entri e trovi dei bambini negli scaffali che prendi e metti in un carrello”.

Il manifesto che ha scatenato tanto scalpore, raffigura due uomini (chiamati genitore 1 e genitore 2) che spingono un cartello con dentro un bambino con un codice a barre sul petto che piange disperato. La scritta sul cartello dice: “Due uomini non fanno una madre”. Sotto lo slogan c’è anche l’hashtag “stoputeroinaffitto“.

L’utero in affitto è  è illegale in Italia ma coppie che non possono avere figli possono ricorrere a questa pratica in altri Paesi dove invece è consentita. Quando si parla di utero in affitto, si parla di una donna disposta a portare avanti una gravidanza e a dare alla luce un bambino che poi verrà ceduto ad altre persone in cambio di denaro. Questa pratica viene utilizzata sia nel caso di coppie omosessuali sia nel caso di coppie eterosessuali che non riescono ad avere figli. Da una parte c’è chi sostiene che questo sia un modo di aiutare donne con problemi di salute o persone dello stesso sesso, nella maggior parte dei casi maschile, che desiderano avere un figlio. Chi si oppone definisce l’utero in affitto una forma di sfruttamento nei confronti delle donne, dal momento che, nella gran parte dei paesi dove la pratica è consentita, alla madre surrogata viene riconosciuto un compenso, ma nessun diritto sul nascituro.  

C’è chi fa una differenziazione netta tra maternità surrogata o gestazione per altri ed utero in affitto. Nel primo caso portare avanti una gravidanza e poi cedere il bambino ad una coppia non implica necessariamente un compenso economico ma può essere anche solo un gesto di altruismo nei confronti di coppie sterili o dello stesso sesso. C’è chi invece condanna questa pratica a prescindere, perché non concepisce la possibilità che una donna possa voler portare avanti una gravidanza per qualcun altro senza interessi economici.

Nell’intervista doppia che ho realizzato per BlitzQuotidiano alla fondatrice di Provita, Francesca Romana Poleggi e all’attivista per i diritti della comunità LGBT Vladimir Luxuria, si confrontano le due posizioni sulla questione.

 

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