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Viterbo, falsi matrimoni per ottenere il permesso di soggiorno: 9 denunce

VITERBO – Matrimoni falsi per ottenere permesso di soggiorno, 9 denunce a Viterbo. I soggetti coinvolti in questa vicenda, sei stranieri e tre italiani, si presentavano all’Ufficio Immigrazione della Questura di Viterbo per richiedere la carta di soggiorno dopo aver sposato cittadini italiani o comunitari.

In realtà, i matrimoni erano un espediente per ottenere la carta di soggiorno rilasciata in caso di matrimonio. L’attività di indagine, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, si è incentrata su alcune richieste di carta di soggiorno segnalate dall’Ufficio Immigrazione in relazione a tre matrimoni che erano stati celebrati nel Comune di Civita Castellana.

Dagli approfondimenti investigativi, dalle testimonianze di alcuni soggetti e dall’esame dei documenti emergeva il ruolo di due cittadini pachistani in qualità di organizzatori dei “matrimoni di comodo”.

I due soggetti fornivano l’assistenza logistica e documentale necessaria a perfezionare le unioni coniugali per le quali le italiane compiacenti avrebbero ricevuto compensi in denaro variabili tra i mille ed i duemila euro.

A conclusione delle indagini, nove persone sono state denunciate per indotta falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici. Per uno dei tre matrimoni è stato contestato il tentativo di reato, in quanto il rilascio della carta di soggiorno non è ancora avvenuta. Sono intanto in corso le valutazioni per eventuali provvedimenti di revoca dei permessi indebitamente ottenuti dagli extracomunitari. 

Questo il commento di Matteo Salvini a proposito di questa vicenda: “Viterbo: nove denunciati, tra cui sei stranieri. Organizzavano falsi matrimoni tra cittadini europei ed extracomunitari per ottenere la carta di soggiorno. Grazie a Polizia di Stato e inquirenti. È l’ennesima dimostrazione che una immigrazione disordinata e senza controllo è un business per troppi. Sono felice di aver fermato gli sbarchi e di aver chiuso i porti”.

Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev, Ansa

 

 

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