YOUTUBE Venezia, arresto dei tre kosovari che progettavano attentati al ponte di Rialto

Venezia, arresto dei tre kosovari che progettavano attentati al ponte di Rialto
Venezia, arresto dei tre kosovari che progettavano attentati al ponte di Rialto

VENEZIA – Il video che segue pubblicato dall’Agenzia Vista, mostra il momento in cui carabinieri e polizia arrestano Fisni Bekaj, Dake Haziraj, Arzam Babaj,  i tre uomini di origine Kosovara appartenenti ad una cellula jihadista che progettavano un attentato al ponte di Rialto, uno dei simboli più conosciuti di Venezia.

Volevano farsi saltare sul ponte di Rialto per causare centinaia di morti: c’era questo nei piani della cellulua di jihadisti kosovari. Tre persone sono state arrestate e un minorenne è stato fermato in un blitz di polizia e carabinieri, coordinato dalla Procura distrettuale antimafia e antiterrorismo della città lagunare. Sono tutti cittadini originari del Kosovo e residenti in Italia con regolare permesso di soggiorno. Sono state eseguite anche 12 perquisizioni, 10 nel centro storico di Venezia, una a Treviso e una a Mestre. Due degli arrestati lavoravano come camerieri in un locale a Venezia e alloggiavano in un palazzo vicino al teatro La Fenice. Gli indagati, dopo aver iniziato a pianificare un viaggio verso territori della jihad, appresa la notizia dell’attentato a Londra del 22 marzo scorso, avevano manifestato il proprio apprezzamento e fatto commenti sulla possibilità di realizzare un’azione nel nostro Paese.

“Con Venezia guadagni subito il paradiso per quanti miscredenti ci sono qua, mettere una bomba a Rialto”. E’ questa “la frase preoccupante e allarmante che abbiamo scoperto nel corso delle intercettazioni avviate gia’ l’anno scorso su questo gruppo di 4 kosovari arrestati nella notte”, ha spiegato il procuratore Adelchi d’Ippolito (nel secondo video la conferenza stampa dopo gli arresti). Per gli inquirenti dalle intercettazioni e dalle indagini emergono “moltissimi passaggi di adesione incondizionata al progetto Isis” con un’attività “che non è rimasta solo di tipo teorico/dottrinale”, ma che prevedeva anche “progettualità e programmazione”.

“Abbiamo controllato – ha affermato ancora il procuratore D’Ippolito – ogni loro rapporto, ogni loro contatto con il mondo esterno e siamo riusciti anche ad inserirci e controllare anche il loro mondo telematico e tutto quello che riuscivano a comunicarsi e ad indottrinarsi”. Gli arrestati compivano simulazioni per confezionare esplosivi fatti in casa, sottolineano gli investigatori, che riferiscono come gli uomini fossero impegnati “in una vera e propria attività di auto-addestramento al fine di prepararsi a compiere attività criminali e attentati da un lato attraverso esercizi fisici e dall’altro esaminando video dei fondamentalisti dell’Isis che spiegavano l’uso del coltello, come si uccide con un coltello

In particolare nelle perquisizioni sono state trovate delle pistole, “che stiamo cercando di capire se siano giocattolo o no” ma non sono stati ritrovati esplosivi. Per gli inquirenti tuttavia “ciò che conta è avere l’addestramento. E’ per una strategia che il materiale ce lo si procura poco prima”. “Loro sanno che avere del materiale a casa, al lavoro o in altri luoghi di loro pertinenza li metterebbe a rischio”, e’ stato spiegato ancora in conferenza stampa, sottolineando che “anche un coltello in mano a questi personaggi” può essere abbastanza. Oltre ai fermati ci sono degli altri indagati; uno degli arrestati, poi, era già stato protagonista nel 2015 di un episodio minore, in cui aveva pesantemente minacciato il datore di lavoro. “Siamo arrivati alla notte di oggi attraverso un percorso che prima ci aveva portato a considerarli solo come radicalizzati”, hanno detto gli investigatori.

All’operazione si è arrivati dopo una complessa indagine condotta dal Reparto operativo del Comando Provinciale di Venezia congiuntamente alla Digos della Questura di Venezia. L’input era giunto dalla capillare attività di controllo del territorio svolta da Polizia di Stato e Carabinieri, con un’attenzione particolare, data la delicata situazione internazionale, ai fenomeni terroristici. Coordinati dalla Procura distrettuale, gli investigatori di Reparto Operativo e Digos hanno individuato soggetti, dinamiche relazionali, radicalizzazione religiosa, luoghi frequentati, fino a giungere ad una conoscenza della loro attività criminale tale da permettere l’esecuzione di tre ordinanze di custodia cautelare in carcere ed il fermo di un soggetto minorenne, tutti originari del Kosovo e presenti in Italia con regolare permesso di soggiorno.

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